
Ingrata di Annalisa De Simone

"Se chiudo gli occhi e penso a Tonino Giuliante, penso all'uomo che ho conosciuto trent'anni fa. mi è impossibile immaginarlo anziano. Ricordo lo sguardo colmo di ostinazione, d'ironia, la voce calda. E ho l'impressione che la durata del nostro rapporto si cristallizzi in un unico anno. 1992."
Ingrata di Annalisa De Simone già dalle prime righe mi ha riportata ad un periodo intenso, difficile e, per alcuni versi, doloroso che ha visto intrecciare politica e società di questo paese a vicende personali e famigliari, che hanno lasciato un segno profondo.
In quel periodo segnato da inchieste ché hanno colpito la politica italiana cambiandola e scuotendola, troviamo Letizia - protagonista e voce narrante di questo romanzo - che decide di non tornare nel paese d'origine in Abruzzo dopo la laurea, scegliendo di restare a Roma per costruirsi uno spazio che la valorizzi e dia concretezza alla sua ambizione.
Ambizione, dapprima non espressa in maniera diretta, che diventa poi il punto focale della narrazione e spinge chi legge a riflessioni e considerazioni che riguardano la sfera emotiva e personale,
La trama intreccia Roma e l'Abruzzo, mostrando il contrasto tra radici e aspirazioni oltre che tra i luoghi che custodiscono ricordi e tradizioni con quelli scelti per necessità e dovere.
Il rapporto tra Letizia e il suo mentore, Giuliante, diventa il cuore pulsante del romanzo: un legame fatto di potere, desiderio e riscatto. Mentre Letizia sale nella scala sociale con ferma determinazione scegliendo con costanza la strada da percorrere, per Giuliante inizia una parabola discendente che lo allontana da quel mondo che lo aveva visto all'apice e da coloro che riteneva amici veri e fedeli.
Questa dinamica rende il romanzo molto più di una semplice storia di ascesa, diventa uno specchio sulla società e sulle relazioni umane.
Ci costringe a guardare certe dinamiche da una prospettiva diversa, e solo leggendo con attenzione il racconto diretto della De Simone è possibile coglierne davvero il senso.
Ciò che colpisce da subito è la voce narrante, elegante e spregiudicata allo stesso tempo. La scrittura non si limita a raccontare eventi, ma esplora le pieghe più profonde del pensiero di Letizia, rapportato agli altri personaggi che incontra e ci presenta. Forte il rapporto con il padre, vero punto di riferimento per Letizia; l'unico che vuole rendere orgoglioso delle sue conquiste.
Ci sono momenti in cui le emozioni emergono con forza quasi fisica, altre volte in cui la lucidità delle analisi non trova contraddizioni anche laddove vengono resi palesi dubbi e incertezze che lacerano la protagonista.
"C'è qualcosa di più ridicolo della condanna a essere sempre sè stessi?"
Ho trovato diverse frasi che ancora mi risuonano, perché condensano la tensione morale e interiore dei personaggi, senza mai fornire spiegazioni facili.
I temi del romanzo sono complessi e attuali: ambizione, potere, solitudine, compromesso e consapevolezza. Letizia è una donna che sfida le convenzioni e gli stereotipi: la sua volontà di "sedere nelle stanze del potere" è al tempo stesso affascinante e inquietante. Il romanzo fa riflettere sul prezzo del successo e sulla fragilità delle relazioni che si costruiscono lungo la strada.
Una domanda che la stessa protagonista spinge a farsi più volte è, secondo me, universale: chi siamo disposti a diventare per ottenere ciò che desideriamo?
Ingrata è un romanzo realistico e insieme simbolico. Del resto il titolo suggerisce in partenza una riflessione: "Ingrata" è già un giudizio netto nei confronti di Letizia prima ancora di conoscerla, ma durante la lettura siamo invitati a guardare oltre le apparenze, a comprendere le motivazioni e i desideri che guidano e hanno guidato le sue azioni.
Non è una lettura adatta a chi cerca risposte semplici, invece utile a chi ama confrontarsi, capire, porsi domande, spesso scomode. E ancora a chi ama approfondire le proprie idee sul potere, la lealtà e l'ambizione.
Il giudizio è sospeso, cambia, viene stravolto più volte durante la lettura e si acquisusce la consapevolezza che ogni cosa abbia un prezzo e che le azioni che si compiono sono spesso il risultato di compromessi.
Ciò accade sia nei confronti dell'esperienza di Letizia, ma anche per quella di Giuliante. De Simone ha puntuale cura nel raccontare vicissitudini giudiziarie e personali di un uomo, accusato forse ingiustamente. In questo modo porta chi legge a fare una analisi più allargata rispetto ai fatti che hanno ribaltato gli assetti di un paese intero oltre che le vite dei diretti interessati e delle loro famiglie.

Annalisa De Simone è nata a L'Aquila nel 1983. Si è laureata in Scienze Umanistiche, Arti, Musica e Spettacolo presso l'Università Sapienza di Roma. Ha conseguito la laurea magistrale in Scrittura e produzioni dello spettacolo e dei media e poi in Filosofia.
È stata presidente del Teatro Stabile d'Abruzzo (TSA) ed è attiva in ambito editoriale e culturale
Romanzo d'esordio nel 2013 Solo andata (Baldini & Castoldi), seguito da Non adesso, per favore (2016), Le mie ragioni te le ho dette (2017), Le amiche di Jane (2018), Sempre soli con qualcuno (2021), Ingrata è stato pubblicato ad ottobre del 2025 con Nutrimenti Edizioni.
Ingrata è il primo romanzo di Annalisa De Simone che leggo e quindi la mia analisi si attiene a questo testo, ma di certo si capisce quanto con la sua scrittura sappia bene raccontare le tante sfaccettature dell'animo umano e sia capace di far comprendere dinamiche molto complesse lasciando a chi legge la libertà del giudizio.
Non è un libro facile. Richiede attenzione, apertura e capacità di riflessione, e proprio per questo riesce a lasciare un segno autentico..
Buona lettura


