
Scellerate di Antonella Finucci

"Adesso ve lo dico qual è la cosa più bella.
Però comincio da lontano.
Ogni luogo che viviamo o attraversiamo di passaggio diventa un nodo - o uno snodo - fondamentale per la rete di esperienze della nostra vita. e anche ogni persona che viviamo, per una vita intera o per pochi minuti, si fa nodo e snodo, fermata e partenza."
Questa frase potrebbe essere mia, potrei averla detta in qualsiasi momento per quante volte l'ho pensata. Ma non è mia. E' l'incipit di questo libro, la frase iniziale con la quale Antonella Finucci introduce il lavoro che ha svolto, la linea comune che hanno le storie che ha raccontato e, ancor più, introduce alle Scellerate di cui raccoglie le esperienze.
Potete capire bene che, aprire un libro e trovare la connessione giusta con qualcosa che si pensa da sempre, è cosa che colpisce nell'intimo e fa capire che l'impressione a copertina chiusa avrebbe trovato la giusta via anche all'interno delle pagine.
Ho scelto di leggere questo libro per il titolo e per il sottotitolo - storie di donne nei paesaggi d'Abruzzo - che immaginavo mi sarebbe stato di aiuto per una delle iniziative che con l'Associazione Quid stavamo per intraprendere. Non immaginavo che tra le pagine avrei trovato persone e racconti che mi sarebbero entrati nel cuore.
Gli spunti di riflessione che Antonella Finucci è riuscita a donare con questo suo libro sono moltissimi: possono le storie appartenere a luoghi ben definiti? le persone, e quindi le loro esperienze di vita, sono legate al luogo dove sono cresciute? si può cambiare visione o prospettiva a seconda del luogo in cui si vive o portiamo sempre il nostro bagaglio ovunque?
Oltre a queste riflessioni che, vi assicuro, trovano la giusta argomentazione all'interno delle pagine, la Finucci riesce a suscitare molta curiosità con le Scellerate che fa da titolo, ma anche da gancio, da sprone, da stimolo.
"Ho scelto le donne e le ho scelte scellerate. Perchè sono quelle che ammiro, quelle che hanno seguito la loro natura più intima senza lasciarsi condizionare, non confermando necessariamente percorsi prestabiliti o aspettative sociali. Le ho scelte perchè sono quelle in cui mi riconosco; quelle che avevano da dire, da cantare, da pregare, da amare, da lottare; quelle che avevavno semplicemente voglia di vivere la loro scelleratezza in pace, la propria quiddità senza essere giudicate."
Come potevo non inoltrarmi in queste pagine con curiosità e attenzione?
Antonella Finucci ha saputo mostrare bene a chi legge i luoghi attraverso le voci e gli sguardi di tante donne, siano esse artiste, scrittrici, geologhe, insegnanti, guide, fotografe. Ed è inevitabile voler entrare in quei racconti, calarsi in quei luoghi e scoprirne l'autenticità.
Uno dei capitoli è dedicato ad un luogo che amo e che, secondo me. è magico: Azzinano di Tossicia, in provincia di Teramo. Un borgo dove i muri delle case raccontano i giochi di una volta, dove per strada si può giocare a campana (si, l'ho fatto, da attempata cinquantenne che non sono altro), un luogo dove l'atmosfera cambia come si entrasse in una favola. Tutto quello che c'è in questo borgo è ispirato a Annunziata Scipione, una delle più grandi artiste naif italiane, autodidatta, di cui la Finucci racconta la bellissima storia, quella di una donna semplice che grazie al suo dono ha saputo rendere arte tutto ciò che vedeva.
In queste pagine si trovano tante esperienze e tante donne da cui è impossibile non rimanere affascinati: Adele, Tripolina, la stessa Antonella e molte altre. Scellerate è un libro che a piccole dosi racconta un mondo, uscendo anche dai confini della regione Abruzzo, arrivando in Giappone e in Corea.
La forza di questo libro sta nella semplicità del racconto che è quindi famigliare, informale e diretto; la sensazione è quella di trovarsi comodamente seduta con qualcuno che racconta le storie, qualcuno che sa "mostrare" le immagini dei luoghi, avendo così l'impressione di vivere quel che viene raccontato. Questo mi fa dire che è un libro che possono leggere anche coloro che non vivono in Abruzzo perchè i luoghi spesso si somigliano e le sensazioni che arrivano dai racconti sono universali.
La prova sta nel fatto che io non sono abruzzese e che molti luoghi raccontati in questa raccolta non li conosco, eppure ho la sensazione di esserci stata, di aver visto, di conoscere ogni cosa.
Antonella Finucci è insegnante, giornalista, speaker radiofonica e sa come si raccontano le storie, questo è fuor di dubbio. Sono certa che nel momento in cui ci incontreremo (il 22 maggio a Giulianova per Una Marea di Storie con Quid) i racconti si animeranno ancora una volta!