Vito Di Battista

24.10.2025

Ho incontrato e dialogato con Vito Di Battista in occasione della presentazione del suo ultimo libro, Dove cadono le comete, organizzata con l'Associazione Culturale Quid.

Insieme a me c'era Valentina Di Ludovico, alla quale devo davvero un enorme grazie.

Non voglio fare una cronaca del libro (di cui ho parlato qui) o della presentazione, perché quello che porto con me va oltre le pagine. È stata la prima volta che parlavo con lui di persona, e mi ha lasciato qualcosa che va diritta nelle riflessioni personali.

La prima impressione? È giovane, certo, ma la sua scrittura è molto più adulta di quanto ci si possa aspettare. Ci sono una sicurezza e una maturità narrativa che sorprendono: la prosa è elegante, misurata, eppure viva, capace di respirare. Non è la prima esperienza, lo si capisce subito, ma ciò che colpisce è quanto già sia avanti.

Abbiamo parlato di storie, di memorie, di radici. Di come si portano sulla carta le vite degli altri, quelle storie ascoltate e trasmesse, che rischierebbero di scomparire se nessuno le custodisse. È lì che ho imparato davvero qualcosa di prezioso: scrivere non è solo raccontare, è custodire, restituire, restare fedeli a chi ha vissuto quegli eventi.

Vito è appassionato, attento, curioso. E ascoltare come pensa la scrittura, come sceglie le parole e il ritmo, come costruisce le storie che non sono direttamente sue ma che diventano vive grazie a lui, è stato un insegnamento. Ti ricorda che scrivere significa avere cura, prima ancora che talento.

Quando sono uscita dalla sala, avevo la testa piena di pensieri, di immagini, di sensazioni ed ho capito quanto sia potente un incontro diretto con un autore: ti permette di entrare dentro il suo processo creativo, di vedere i fili invisibili che collegano memoria, vita e pagina.

E mi sono promessa di leggere tutto quello che ha scritto e che scriverà ancora. Perché sento che da lui posso imparare ancora molto.

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