America non torna più di Giulio Perrone
Un libro autentico e vero.
Giulio Perrone racconta in questo romanzo autobiografico non solo il rapporto con il padre Giampiero, che purtroppo è venuto a mancare per una grave malattia, venti anni fa; racconta anche uno spaccato di vita vissuta, di rapporti tra amici in un'epoca (anni '60/'70) non molto lontana da questa nostra, ma diversa sotto molti aspetti. Mette a confronto due generazioni, quella del padre e quella sua (che è un pò anche la mia), servendoci un testo con cui potremmo, tutti, confrontarci.
Una scrittura molto efficace inserita in una struttura che altalena salti temporali tra ricordi dei racconti del padre e la vita della famiglia durante il veloce percorso della malattia. Quel che Perrone ci trasferisce dei mesi dolorosi vissuti accanto al padre, viene intervallata da pagine in cui ci consegna aneddoti a lui giunti che contengono il sapore dell'avventura, di amicizia, di solidarietà, di allegria e del piacere di stare insieme tra amici.
Veniamo catapultati in una Roma che vedeva le corse con il "cinquino" sul lungotevere, che ha accolto i Beatles al Teatro Adriano, che si nutriva della vita semplice, fatta anche di goliardìa e di voglia di ridere. In quel contesto Giampiero con i suoi amici dai soprannomi strani come Karate, Verme, Godzilla ed anche America, vive la sua giovinezza, forse meritatamente spensierata visto che non ebbe vita facile da piccolo. E' una sorta di esercizio di memoria, un fissare nero su bianco i ricordi, per immaginare che tanto fosse vero, forse qualcosa ingigantito e tanto altro non ancora raccontato.
"Sono cose che si raccontano a un figlio una sera in cui hai bevuto un pò di più, e vuoi fargli capire che non hai passato una vita a vuoto, senza emozioni forti.
Lo fai sperando che non ripeta gli stessi errori.
Lo fai sperando che restino solo racconti.
Lo fai aggiungendo sempre nuovi dettagli. Perchè dopo un pò di tempo le cose non sono più quello che erano, sono quello che ricordi.
Quello che vuoi ricordare."
I racconti della vita di un tempo si vanno a scontrare con la realtà del momento, con quell'avanzare inesorabile della malattia del padre che "costringe" il figlio/scrittore a raccontare anche le proprie debolezze, i contrasti caratteriali, la diversa maniera di vedere il futuro, i suoi desideri di realizzazione che non sono caldeggiati dal padre. Unico punto d'incontro la Roma, la squadra del cuore. Le vicende della Roma (che da romanista incallita conosco perfettamente) scandiscono il tempo che passa e calcano momenti precisi nella vita del figlio Giulio e del padre Giampiero.
E' questa mancanza di sconti, anche a se stesso, che trasferisce l'autenticità e veridicità al libro. Leggendolo non si può fare altro che constatare che lo scrittore-figlio non chiede consolazione; non è alla ricerca di una pacca sulla spalla che risolva e sciolga le sofferenze, ma anzi scava in gran parte dei ricordi per porsi altre domande, per lasciare aperta la porta per il dopo. Forse, questo sì, in una ricerca di approvazione rispetto le scelte intraprese nel dopo, da venti anni a questa parte.
Da persona che ha vissuto un dolore simile e che tra queste pagine ha trovato dei parallelismi anche al limite delle coincidenze, non posso non essere consapevole di quanto sia inevitabile fare i conti con tutto quello che nei rapporti con i genitori ci ha plasmati. Non nell'essere simili o uguali a loro, in alcuni casi nell'essere proprio l'opposto, ma nell'analizzare quel che ci ha corretto nel carattere e ha costruito la nostra personalità. Il rapporto non più reale con la parte "assente" accelera un processo che non è facile da affrontare. Molte azioni compiute nei giorni e negli anni vissuti in loro assenza, ci lasciano domande alle quali non è facile rispondere: "avrò fatto bene?", "saresti fiero di me?", "avresti approvato le mie scelte?".
Penso e presumo che, proprio per questo, Giulio Perrone abbia avuto bisogno di quasi venti anni e tre libri prima di scrivere questo così personale. Lo ha scritto nel momento in cui era in grado di farlo, facendo un percorso nient'affatto semplice, ma per questo reale che potrebbe essere, e lo dico senza tema di smentita, di formazione per altri.
Trovo che il titolo sia molto significativo. Questa frase "America non torna più" era usata per "chiudere il discorso" dal padre Giampiero nel momento in cui gli si chiedeva di America appunto (conosciamo solo il soprannome), l'amico di mille avventure. America da un un certo punto in poi sparisce dagli aneddoti, ed era naturale che ci fosse la curiosità di chiedere dove fosse.
Però trovo che il significato del titolo risieda anche in quel "non torna più". Un momento di cambiamento, di un prima e di un dopo. Non torna più quel tempo, non torna più il padre, non tornano più quei racconti.
Però esiste quel punto fermo e adesso è messo nero su bianco, in 30 paragrafi e 218 pagine. Che vanno lette.
Vi scapperà più di un sorriso. Ne sono certa.
Giulio Perrone, romano, classe 77. E' sia scrittore che editore. Ha fondato nel 2005 la casa editrice Giulio Perrone Editore (cliccando potrete visitare il sito e vedere le interessanti proposte editoriali).
Ha pubblicato con Rizzoli due romanzi L'esatto contrario (2015) e Consigli pratici per uccidere mia suocera (2017) e con Harper Collins L'amore finché resta (2019) e, quest'anno, America non Torna Più (<-link per acquistarlo).
Dalla lettura del romanzo di cui vi ho raccontato, non si può non capire quanto la passione per la lettura, della divulgazione della lettura e per l'editoria sia da sempre un punto fermo di Giulio Perrone. Era quello che voleva fare ed è quello che è riuscito a realizzare. Ed anche questo elemento traspare sia durante la lettura, sia ascoltando le interviste a Perrone di cui si trova traccia sul web.
In una intervista che ho letto sul web (che si può leggere qui) l'interlocutrice chiedeva a Perrone quale fosse un libro che gli ha cambiato la vita. Amo la risposta "Ce ne sono infiniti, rispondo La luna e i falò di Cesare Pavese: ha mutato proprio la mia percezione di considerare la letteratura. Lo pensano molti scrittori ed anch'io: prima di iniziare a scrivere, devi avere avuto un passato di forte lettore, e comunque, il piacere eterno del leggere, è più intenso di quello legato al tempo momentaneo della stesura di un romanzo."