Dove non mi hai portata di Maria Grazia Calandrone

04.05.2023

Durante e dopo la lettura di Dove non mi hai portata mi tornava in mente la parola "dono"; un dono che Maria Grazia Calandrone stava consegnando nelle mani di chi legge. Un dono che porta con sé esperienze di vita da cui si può solo apprendere, imparare, comprendere. In queste pagine c'è ricerca, c'è dolore, ci sono cattiveria e forza per combatterla. C'è anche il destino: amaro, crudele, che non lascia grandi alternative. E poi c'è la giustizia, quella che una figlia restituisce alla madre, a colei che l'ha messa al mondo e che ha scelto di farla restare in questo mondo, nonostante con lei non sia stato affatto giusto. 

"Vengo a prenderti, adesso che ho il doppio dei tuoi anni e ti guardo, da una vita che forse hai immaginato per me.
Adesso vengo a prenderti e ti porto via.
Lucia, dammi la mano."

Queste parole sono potenti, molto significative per quel che Maria Grazia Calandrone ha realizzato con questo libro. Ha compiuto un viaggio nella vita della donna che l'ha messa al mondo raccontandola grazie alle testimonianze di chi l'ha conosciuta. 

Si chiamava Lucia Galante, era di un piccolo paese molisano, Palata. Proveniva da una famiglia contadina, molto semplice. Così semplice che per loro era normale decidere di non far proseguire gli studi alla figlia, che invece aveva le capacità per farlo, come scoperto da Maria Grazia; per loro era normale decidere chi doveva prendere come marito e costringerla (nel vero senso della parola) ad un matrimonio combinato solo perchè il pre-destinato era un proprietario terriero, non consentendole di vivere una storia di vero amore e di crearsi un futuro così come avrebbe desiderato. La durezza della vita di Lucia esce da queste pagine come lame di coltello; l'infelicità che deriva dalle scelte imposte è palpabile grazie alle parole ed alla prosa di Maria Grazia e fanno intendere e sentire nel profondo tutto quel che è accaduto.

Un incontro, quello con Giuseppe, cambia la vita di Lucia. Siamo nei primi anni '60, non esiste ancora il divorzio in Italia, e le scelte di una donna sono sottoposte a regole e leggi che arrivano a punire con il carcere l'abbandono del tetto coniugale e una relazione adulterina. Giuseppe è un uomo più grande, già sposato e padre, ma Lucia se ne innamora e sceglie di andare via con lui. La vita di questa donna era costellata da infelicità, ingiustizia, maltrattamenti dal marito e dalla famiglia di lui e completo disinteresse da parte della famiglia d'origine. Lucia sceglie l'amore e sceglie una vita lontana dal suo paese, ma le difficoltà a cui la coppia va incontro sono davvero enormi. Maria Grazia Calandrone le racconta e le porta alla luce, così come lei stessa le ha scoperte. 

Rendere giustizia ad una madre e ad un padre che non si sono conosciuti e farlo attraverso una ricostruzione certosina, documentale, quasi una indagine poliziesca vuol dire avere grande forza di volontà, grande riconoscenza e grande amore. Non me lo so spiegare in un altro modo.     

Dove non mi hai portata è, per la prima parte, il racconto in parte romanzato delle vite di Lucia e Giuseppe, fino alla nascita di Maria Grazia avvenuta il 15 ottobre 1964 a Milano, città dove i due innamorati arrivano con il treno "che trasporta i terroni" qualche mese prima. La situazione non è facile proprio perchè, ad ogni passo, Lucia così come Giuseppe sono perseguibili come adulteri e concubini. Devono mentire per salvaguardare la bambina, registrarla alla nascita con il cognome del legittimo marito di Lucia (Greco), dichiarare cose che non vorrebbero, solo per tenere tra le braccia la bambina ed evitare il brefotrofio (seppur nella solerzia di qualche operatore il rischio si è corso ugualmente, vedrete leggendo queste pagine!).

Maria Grazia Calandrone nella seconda parte ha dovuto utilizzare documenti, cartelle cliniche, lettere, dichiarazioni, testimonianze, oggetti e referti, per spiegare come e perchè i suoi due genitori naturali decidono di lasciarla, all'ingresso di Villa Borghese, e come, in piena coscienza, abbiano scelto il gesto estremo. 

Anche in questa parte, ogni pagina, ogni parola, acquistano il significato che traspare nella citazione riportata "vengo a prenderti e ti porto via"

La nostra narratrice con un linguaggio che si allontana e rifugge da quello della cronaca, freddo e giudicante, restituisce Lucia e Giuseppe, il loro essere, i loro pensieri, mostra le loro azioni, colma i vuoti che gli anni trascorsi hanno creato. 

La capacità di usare le parole giuste, di saper raccontare i fatti, di uscire dal mero cronachismo e restituire alle persone un'anima ed un corpo non appartengono a tutti, non sono per tutti. Poche scrittrici e pochi scrittori hanno queste caratteristiche e Maria Grazia Calandrone dimostra di averle. Direi in quantità superiori, visto che racconta i suoi genitori naturali, racconta vicende che la toccano nel profondo e di cui è venuta a conoscenza di recente.   

"Li vedo. Sono loro. Mi ostino. Fino a quando siete rimasti vivi? ...... Adesso che mi sono spinta insieme a voi senza più argini su questa sponda, mi è permesso sapere che la vostra morte si è consumata con definitivo amore. Non vi posso fermare. Non allora, non ora. Mi siedo qui e vi guardo. Sento il suono che fate. Anche il suono dell'acqua

somiglia all'ultima preghiera che esce dalla bocca di Lucia. A lei, pensaci tu. Madonna mia. È innocente."

Non siamo nel finale, ma quasi. E volutamente inserisco questa citazione leggermente tagliata, non me ne vorrete. E' il momento in cui Maria Grazia Calandrone trasferisce a noi quel che ha compreso, così, con questo sentimento. Lo stesso che l'ha portata a raccogliere tutto, supportata ed aiutata dalla figlia Anna, la quale, come dichiara la stessa Maria Grazia, ha saputo dare i suggerimenti giusti soccorrendo la madre nel capire alcune sfaccettature della vicenda. 

Personalmente ci ho visto una sorta di linea tra le donne di famiglia, un riconoscersi, un ritrovarsi ulteriore. 

Il mio intento, attraverso questo blog, è quello di invitare alla lettura e questo è un libro che invito a leggere per tutto ciò che ho detto finora, per quello che non ho detto e troverete nel testo. per quel che ci racconta, per il senso di verità che lascia, per il dono che ci fa Maria Grazia Calandrone. 

Lei ha fatto molto per raccogliere la verità. Noi possiamo accoglierla.

Non è il primo libro in cui la Calandrone racconta di sè, della sua vita e della sua vicenda. Nel precedente romanzo edito Ponte alle Grazie nel 2021 dal titolo Splendi come Vita (che mi riprometto di leggere presto!) ha, come lei stessa dice, scritto "una lettera d'amore alla madre adottiva". Maria Grazia Calandrone, ritrovata all'ingresso di Villa Borghese dove Lucia e Giuseppe ebbero cura di riporla, fu adottata da Giacomo Calandrone, dirigente comunista, e da sua moglie Ione, insegnante di scuola. 

Splendi come Vita è stato candidato al Premio Strega nel 2021, così come Dove non mi hai portata è nella dozzina del Premio Strega di questo anno.

Quel libro, la promozione dello stesso, le interviste che ne sono derivate hanno innescato in chi conosceva la storia di Lucia la volontà di rivelarsi a Maria Grazia. La Calandrone dei suoi genitori naturali sapeva pochissimo se non quello che la cronaca del tempo aveva trasferito, niente altro. La ribalta di Splendi come Vita ha consentito ad una figlia di conoscere la verità ed a noi di leggerla attraverso le sue parole.

Maria Grazia Calandrone - dal web
Maria Grazia Calandrone - dal web

Maria Grazia Calandrone è poetessa, scrittrice, giornalista, drammaturga, autrice e conduttrice radiofonica per Rai Radio 3 e regista per CorriereTV. Ha vinto molti premi Montale, Pasolini, Trivio, Europa, Dessì e Napoli per la poesia, Bo-Descalzo per la critica letteraria. Fra i suoi ultimi libri oltre a Dove non mi hai portata di cui parlo, edito Einaudi (2022) e Splendi come vita (Ponte alle Grazie 2021) cui ho accennato, ha pubblicato Serie fossile (Crocetti,2015), Gli scomparsi. Storie da «Chi l'ha visto?» (Pordenonelegge, 2016), Il bene morale (Crocetti, 2017), Giardino della gioia (Mondadori 2019). Porta in scena il video concerto Corpo reale. Ha curato la rubrica di inediti «Cantiere Poesia» per Poesia (Crocetti). Suoi libri e sillogi sono tradotti in molte lingue. Tiene laboratori di poesia in scuole pubbliche, carceri, DSM. 

Il suo sito è www.mariagraziacalandrone.it.

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