I miei genitori non hanno figli di Marco Marsullo
La lettura di questo libro, ha una evoluzione tutta sua. Particolare e strana.
Lo ammetto: l'ho intrapresa con leggerezza! Ho pensato: "ha poche pagine, figurarsi! lo leggo in un battibaleno." Ed ho iniziato a leggere ponendo sì attenzione alla vicenda, sempre con leggerezza, e ridendo di gusto così come la narrazione ti concede.
Marsullo ha una scrittura semplice, leggera, racconta le cose come se stesse parlando agli amici; gli episodi che costruiscono la storia (la cena della vigilia, la cena con l'amico di mamma, la seduta in palestra ed altri) vengono narrati veramente in un maniera in cui la battuta te la aspetti ed arriva. Non vi è un paragrafo dove non si ride.
Eppure Marsullo affronta un tema difficile in questo libro, e lo affronta da un punto di vista che, molto probabilmente, non viene quasi mai messo in risalto, non in letteratura, non mi è capitato! E' quello del figlio che subisce la separazione dei genitori. Di separazione se ne parla e se ne legge molto no? Le coppie che si lasciano vivono in un turbinìo di contrasti e i figli sono (diventano) oggetti, che stanno lì, o dovrebbero stare lì dove li metti, solo perchè sono i figli e non i protagonisti della rottura.
Con la lettura di questo libro, in maniera semplice, ci accorgiamo invece di come il figlio sia, anche lui, il protagonista della rottura. Colui che vede infrangersi un NOI assoluto, che costituisce la sicurezza nella crescita di un ragazzo adolescente come di un bambino seienne, per ritrovarsi a dover vivere (ed a doversi dividere) tra due singoli, con progetti, modi di vivere e idee diverse tra loro, senza poterne discutere, dibattere, provare a spiegare il proprio punto di vista.
Nel mentre si prosegue nella lettura, ci si trova in un ambiente divertente in cui lo scrittore, sapientemente, "sfotte" molte tendenze che gli adulti acquisiscono dopo lo squarcio assoluto che avviene nella propria vita (voluto o non). Comprendiamo i sentimenti del ragazzo (senza nome, perchè potrebbe essere chiunque a vivere questa esperienza) che ci racconta la storia di mamma e papà alle prese con le loro passioni/manie/convinzioni/vite, curandosi poco del loro pargolo e di quello che desidera veramente. L'introspezione dei propri desideri e della proprie convinzioni in doppia veste, senza tener conto che il ragazzo è un soggetto pensante con passioni/manie/convinzioni/vita tutte sue.
La lettura fa crescere anche coloro che, come me, hanno vissuto in una famiglia unita, senza particolari problemi, se non quelli dei rapporti difficili di fratellanza e sorellanza, ma rientrano in un altro campo! Leggere questo libro apre gli occhi e fa riflettere molto. Ci fa pensare e guardare in maniera diversa la condizione dei ragazzi, figli di separati.
Marsullo è un bravo scrittore e penso che farò un recupero dei suoi libri, con calma ed attenzione e so già che saranno altre belle sorprese!
L'ho detto anche a lui direttamente e lo scrivo qui. Spero mantenga questo suo modo di dire le cose. Spero continui a scrivere con questo suo stile, ironico quanto basta, così da non far sentire il colpo della storia dura che racconta! Ma che continui a raccontare.
Bello trovare scrittori così capaci, giovani e simpatici. E pongo ancora una volta l'accento sull'importanza dei gruppi di lettura e sulle interazioni con altri lettori. Senza la spinta del GDL a cui sto partecipando (#ioleggoeinaudi) forse a Marsullo sarei arrivata molto più in là!