L'isola e il tempo di Claudia Lanteri
"Da quassù non riesco a sentirli, so che mi chiamano perchè li vedo: tengono le dita strette a conca, come un megafono, così il vento può prendergli le voci e spingerle più in là, dove da sole non potrebbero arrivare, verso lo sbarcatoio, verso in campagna, in chiesa. Non mi vedono qui appiattito, ma neppure alzano la testa a cercare dove sono, come se fossi invisibile...."
E' Nonò a raccontare questa storia. Nonò racconta sempre questa storia che, nel tempo, prende profili diversi, evapora e si fa concreta, corre tra le parole e sottintende.
Quando tutto comincia ad esser raccontato ne L'isola e il tempo siamo nel 1958; Onofrio Càrcano, detto Nonò, ha tredici anni, è un bambino molto intelligente a cui piace studiare, tanto che ripete due volte la sesta classe dell'unica scuola che si trova sull'isola perchè voleva imparare di più. La sua è una famiglia di pescatori, o meglio, lo sono il papà ed i fratelli rimasti vivi, Filippo e Vilasi - erano sei figli, ma tre sono andati all'altro mondo; mamma Angelina si occupa di sistemare, pulire e cucinare per i Carabinieri della caserma di cui il maresciallo Bonomo ha il comando a quel tempo. Nonò conosce l'isola a menadito, ogni anfratto ed ogni scoglio per lui sono casa. Per quanto è sveglio, conquista la fiducia del professor Dalmasso che era sbarcato qualche tempo prima per fare ricerche naturalistiche, pieno di bagagli e scatole, proveniente dall'università di una città che inizia per P. del centro-nord Italia - Nonò non ricorda il nome intero, diventa il suo aiutante e quindi il suo girovagare per l'isola si arricchisce di uno scopo ulteriore. Accade un fatto che sconvolge il tempo calmo dell'isola, un fatto che trasforma e ribalta il significato delle azioni, dei ricordi, delle parole. Accade che viene recuperato un barchino con a bordo due persone, un uomo, vivo, e l'altra, una donna, morta. L'uomo si chiama Bruno Surico, dice di essere uno skipper che navigava con la sua barca a vela da Pantelleria a Malta con a bordo una famiglia, i Domoculta - padre, madre e tre bambini. La donna era sua moglie, Dalila - detta Daisy - che sulla barca faceva la cuoca. Racconta di un incendio scoppiato a bordo e di non essere riuscito a salvare altri che se stesso e recuperare sua moglie che sembrava svenuta, invece era morta. Non sapeva indicare il punto esatto in cui è avvenuto l'incidente e dove di preciso dovessero essere svolte le ricerche.
Questo è il fatto, che così come viene raccontato da Bruno Surico desta sospetto su qualcuno, nel professore Dalmasso su tutti. E Nonò, essendo un ragazzino perspicace, attento, che riesce ad ascoltare, a percepire, ad osservare senza essere visto non si fa convinto della piega che la storia prende, facendosi esso stesso carico di approfondire.
"Le cose sono veloci a cambiare di posto, se uno non ci fa attenzione. E pure le storie.
La storia è come la spugna: quando è aggrappata al fondale è tutta nera e sporca, piena di pezzi di cose attaccate, gusci di àmmari, pietrisco, catrame; per farla bella e chiara bisogna sciacquarla bene con l'acqua di mare. Solo a ripeterla tante volte, con tutti i passaggi al loro posto, la storia di libera dei dispiaceri che porta."
Il raccontare di Nonò ci mostra ogni cosa dell'isola: possiamo quasi vedere i confini immersi nel blu del mare, la posizione degli scogli, la direzione del vento, l'incresparsi delle onde. Ci racconta il suo farsi isola, facendoci entrare nei suoi pensieri di solitario, di custode, di osservatore.
Poi ancora Nonò ci dice di mamma Angelina, di come questa donna sappia essere punto fermo e costante per lui, per la sua famiglia - seppur il padre non merita - e per gran parte dei personaggi che orbitano intorno a lei. Ci dirà di Tina e della sua pergola che abbellisce sempre e in cui sogna di ospitare frotte di turisti. Nonò sa raccontare le parole degli adulti, le azioni - o le mancate azioni - degli stessi, ci dice dell'arrivo sulla scena di una bambina, Mattia, alla quale Nonò si lega con una forma d'affetto fraterno, forte e quasi assoluto, ma pieno di rassegnazione che porta con sè il sapore della separazione.
Questa storia scritta da Claudia Lanteri ha una costruzione magistrale sia per il cadenzare del tempo e per il ruolo fondamentale che questo elemento acquisisce nel racconto, sia perchè l'autrice ha saputo darci ad una voce unica, sensibile, scossa, dilaniata a momenti, una guida che mantiene alta l'attenzione.
Non è un giallo ciò che ha scritto Claudia Lanteri anche se può presentare quelle caratteristiche (ad una presentazione in cui ho avuto il piacere di ascoltarla mi ha fatta sorridere dicendo "ho scritto un giallo a mia insaputa"), ma un romanzo che vuole rappresentare i due aspetti tracciati dal titolo - l'isola e il tempo - , e lo fa con uno stile particolare, concreto, nuovo e disinvolto.
L'isola, il luogo esatto dove si svolge il tutto, non viene mai nominata, ma chi ha un buon spirito di osservazione può intuire quale sia tra quelle vicine a Lampedusa. Ma l'isola, come ho detto prima, è anche uno stato d'animo; quello a cui si arriva quando ci si estranea dal mondo per pensare e ragionare sulla propria condizione, su fatti accaduti, su desideri mai raggiunti. A molti di noi sarà capitato di farsi isola e per questo Nonò non potrà che apparire un personaggio affine, somigliante, simile a chi legge.
"Quando uno ha deciso di fare un colpo di testa si butta, come dentro un abbraccio, senza pensare."
Sono felice di aver incontrato un romanzo con una sua voce, con una sua identità che, sono convinta, siano proprie di Claudia Lanteri; una scrittrice che, pur essendo agli esordi, presenta quelle caratteriste mature e accorte proprie di chi ha dedicato del tempo allo studio ed alla lettura.
Claudia Lanteri è palermitana, è una libraia e prima di questo romanzo L'isola e il tempo pubblicato ad aprile di questo anno nella collana Unici di Einaudi - di cui consiglio davvero la lettura - ha pubblicato racconti su varie riviste quali Snaporaz, Malgrado le mosche e Micorize.
Qui di seguito condivido un video che ho realizzato per la rubrica Pillole di Libri di Quid, l'Associazione di cui faccio parte, andato in onda ieri (12 settembre 2024) su RadioG Giulianova nel quale racconto proprio di questo libro.