La casa delle orfane bianche di Fiammetta Palpati
Così come recita il sottotitolo "Romanzo in due atti e un intervallo galante (godibile in platea o nel comodo del vostro salotto)", mi sono seduta proprio in salotto e davanti ai miei occhi, fin dalle prime battute si è aperta una scena, dalla quale pagina dopo pagina, sono stata rapita. La mia poltrona è stata trasportata nell'enorme sala da pranzo di una grande casa, sulla cima di un piccolo paese sorto su un colle roccioso, circondato da un paesaggio collinare. Seduta lì, comoda, ho visto quel che accadeva. Una posizione perfetta, accanto a quella del narratore.
Tre donne di mezza età, mie coetanee, decidono di ritrovarsi in un'unica casa - optano per quella che le può ospitare più comodamente - insieme alle loro anziane madri che hanno bisogno di assistenza, sia per l'età e sia per la salute che non le assiste - mai assistite scopriamo. La casa è quella di Natàlia e della madre Pina, a lei si uniscono Lucia con Felicita e Germana con Adele. Il salotto è grandissimo così da ospitare un tavolo grande, un divano e tre poltrone - di quelle comode, con il telecomando che aiuta i movimenti: si alzano le gambe, si stende il busto, si solleva il corpo. Natàlia, Lucia e Germana hanno un buon programma, quello di condividere le spese. gli oneri, la pulizia, la cucina, trovare così sollievo in questa fase della vita che facile non è mai stata.
Le premesse sono buone, e le nostre tre si danno da fare perchè l'impresa riesca. Le madri hanno caratteri non facili e i rapporti tra loro - figlie e madri - non sono idilliaci.
<Che idea strampalata hanno avuto di rinchiudersi sotto lo stesso tetto>.
<Io felice non sono mai stata, ma un'idea così non mi sarebbe venuta>.
<La cosa pareva sensata. Dapprincipio>.
<Poi prese il suo verso, come tutto>.
Così le chiacchiere delle buone amiche nel Prologo al primo atto mentre giocano a dama.
Tutto quel che accade nei due atti ci viene raccontato da un narratore, che vive - non visto - nel salotto. Ha un punto di vista - forse - limitato in principio, fermo in quella stanza, ma riesce, via via, a raccontarci quel che sente provenire dagli altri ambienti della casa, dal giardino, dalla cantina. Lui, l'uomo in smoking, con un parlare elegante, dapprima sembra distaccato e contrariato, poi sdrammatizza, scherza, giudica e giustifica. E noi con lui che stiamo lì ad ascoltarlo ed a guardare la scena.
Fiammetta Palpati, gliel'ho detto anche di persona alla presentazione a Giulianova (Parole D'Autore per Quid), ha scritto qualcosa di unico o che ha pochi eguali (e se li ha, io ancora non li ho incontrati!). Ha raccontato in questo suo romanzo temi importanti mostrandoli, nudi e crudi, rendendo partecipe chi legge sia con la voce del narratore, sia con dialoghi diretti, serrati, incalzanti.
Natàlia, Lucia e Germana soffrono da sempre la distanza affettiva delle madri, cercano di essere le figlie che non sono mai state, di prendersi cura di loro stesse e delle loro genitrici, di trovare la forza di reagire e di costruirsi una vita altra, nonostante tutto. La casa, le madri, le vicende che accadono dal giorno in cui si uniscono le travolge e niente è come hanno programmato.
Pina, Felicita e Adele hanno le loro esigenze dettate non solo dall'anzianità, ma da una condizione psicologica e mentale che le convince che sia giusta, esatta, innegabile la loro singola dimensione. Già così i fatti sono complicati, ma la Palpati sa come stravolgere ancora di più il tutto inserendo elementi e personaggi (o elementi che diventano personaggi) che arricchiscono e ribaltano il poco equilibrio presente.
La necessità di fare spazio, diventa uno spostamento di materiale e di cose da buttare da un luogo ad un altro, come scorie che non si sa come smaltire; il cane maldestro commette tali e tanti incidenti che, neanche il narratore, a momenti sa se raccontarli ridendo o piangendo. E poi c'è un arrivo, un possibile aiuto, atteso. Una badante che bussa alla porta con le sembianze di una suora; l'accoglienza e la mira di liberazione è tale che le nostre amiche non si avvedono che Modestina (così si chiama la sedicente sorella) ha bisogno di cure e non può curare nessuno.
La sua presenza, che aggrava la situazione da un punto di vista organizzativo, apre a nuovi punti di vista per Natàlia, Lucia e Germana che scoprono, da quel momento, la loro condizione di Orfane Bianche, orfane per l'assenza - mentale - delle madri, seppur presenti e conviventi. Modestina le illumina.
Le vicende si svolgono in un arco temporale significativo: dal mercoledì delle ceneri alla Pasqua compresa. Questa durata sembra parte del tutto! Vi sono certamente riferimenti al "sacro", alla redenzione, alla resurrezione, alla purificazione. La soggettività della lettura apre a molte strade ed a pareri che possono essere discordanti, ma di certo anche la collocazione temporale influisce su tutto quel che ci arriva nel mentre si svolgono le scene. E noi rimaniamo seduti lì, su quella poltrona.
Non sono brava a disquisire di elementi alti, mi tengo quatta ai miei livelli, quelli che mi hanno felicemente trasferito lo stupore (di cui ho accennato prima) di trovarmi davanti ad una lettura con uno stile nuovo, originale, sorprendente. Mentre il narratore raccontava, io osservavo le mie coetanee, intente a cercare un equilibrio tra la propria infanzia, l'adolescenza e tutta la vita fino a lì e, nel contempo, a cercare di aprirsi un varco per il dopo che sarebbe venuto. A passo incerto, confrontandosi tra loro ed ancor prima con sè stesse.
Fiammetta Palpati ha messo in evidenza molte sfaccettature dell'animo umano, portandole quasi all'assurdo. La condivisione, il senso di smarrimento davanti alla malattia mentale, la presa di coscienza delle condizioni delle altre - madri, figlie, suora -, imparare a praticare la solidarietà, imparare a sfaldare i legami così come a saldarne altri, ritrovare il senso di pietà, trovare la forza del perdono; tutto questo attraverso due atti e un intervallo galante che inchiodano su una poltrona, dentro una stanza, su una casa in un paese di collina o una casa al mare, in montagna, ovunque ci si trovi durante la lettura. Gli stati d'animo che ci attraversano sono molteplici, tragedia e comicità viaggiano all'unisono, a seconda delle voci che si esprimono.
E alla chiusura del SIPARIO, posso assicurare, si sentirà la mancanza delle nostre amiche - che tali son diventate - che si avrà il bisogno di riprendere la storia da capo, sempre accanto a quella voce elegante del narratore.
Come già detto, ho avuto il grande onore di incontrare Fiammetta Palpati e di parlare con lei di questo romanzo. Il tempo è volato quella sera e, insieme a Manuela Costantini (se ti è sfuggito il link sopra clicca qui) abbiamo potuto raccontare una piccola parte del tutto; cosa buona e giusta altrimenti avremmo fatto perdere - forse - la sorpresa che la lettura deve suscitare.
Fiammetta Palpati con questo libro ha esordito nella letteratura italiana e questo esordio è stato premiato con un Signor riconoscimento che è il Premio Campiello Opera Prima. Lei sembra quasi incredula, esitante, sorpresa. Eppure credo sia uno dei premi più meritati degli ultimi tempi.
La casa delle orfane bianche è stato scritto in un anno, tra il dicembre 2015 e il dicembre 2016; una scrittura ininterrotta - dice - nata da un'idea durante il corso di Fondamenti di Scrittura alla Bottega di Narrazione di Giulio Mozzi con la quale, adesso, Palpati collabora. Ha fatto di testa sua perchè sulle prime sembrava un'idea bizzarra. E' stato pubblicato dopo sette anni di rifiuti da Laurana editore nella collana Fremen curata proprio da Giulio Mozzi e creata per dare voce e spazio ai libri che nessuno vuole pubblicare.
Il significato di Fremen e quale sia la sua origine lo trovate nell'immagine qui di seguito.
I motivi per cui consiglio la lettura di questo libro sono molti: l'originalità della struttura, la scrittura bella e chiara, le voci che si inseguono tra le pagine, la visuale particolare, le cose dette e quelle non dette. E poi per le orfane bianche, per le madri inconsapevoli, per le madri mancate, per le suore, anche quelle finte, per l'amicizia o per l'indifferenza. E ancora per il cane Laica, per la damigiana, per l'oca, per il narratore imperfetto e per le tante altre cose che sono racchiuse in quelle pagine.
Magari non le ho individuate tutte! Mi direte voi, leggendolo.
Immagini della serata a Giulianova, sulla terrazza della Biblioteca Civica "Vincenzo Bindi".