La vertigine del tutto di Valentina di Ludovico
Quella che Valentina Di Ludovico ci racconta ne La Vertigine del Tutto è una storia fatta di persone e delle loro fragilità. E' una storia che racconta quanto le esperienze vissute nell'infanzia possano segnare nella vita adulta e quanta forza di volontà serva per poter trovare una via di salvezza.
Che questa non sia una storia facile lo vediamo già dalle prime pagine. Un prologo che racconta un evento forte: un uomo viene arrestato una sera mentre era in casa con le sue bambine e la moglie. Vi è una colluttazione con le forze dell'ordine, ma alla fine viene portato via. Trent'anni dopo la voce narrante è quella di Manuela che cammina tra le vie di Milano con un incedere non proprio deciso.
"In quanto a lei, professoressa Pellino, sono mesi che è qui. La reputo una docente preparata, professionale, seria.. ma non è la prima volta che ha questi atteggiamenti, come dire .. strani.
Atteggiamenti strani
Mia madre mi definiva strana perchè infilavo le scarpe al contrario, il medico di famiglia mi definiva strana perchè avevo un leggero strabismo di Venere - di sicuro un danno neurologico -, le mie sorelle maggiori, Patrizia e Sara, mi definivano strana quando la notte amavo sparpagliare in giro per casa il terriccio delle piante. Sì, quel termine non mi era nuovo. Non ero pazza, ero strana. "
Manuela vive nella consapevolezza di essere strana, di appartenere ad un mondo che non la accetta e decide di chiudersi per autodifesa, per non essere colpita. Nell'incedere della lettura è chiaro che non ha alcuna intenzione di socializzare, incontrare gli altri le provoca ansia, timore, non la fa sentire a posto.
Ma cosa è accaduto a Manuela? l'uomo che è stato arrestato era il padre. La sorella più grande, per evitare che vedesse il tutto, la rinchiude in un ripostiglio con la scusa di un gioco. Una volta uscita da lì, Manuela vede i segni della colluttazione e da quel momento in poi non saprà più nulla del padre. La verità su quanto è accaduto la scopre più tardi, anche perchè i suoi coetanei a scuola non le risparmiano battute e cattiverie. Lei lascia la sua città natale, lascia la casa di famiglia e, per lavoro, si trasferisce in altre città.
Nonostante questo Manuela sente su di sé il peso di quanto accaduto, vive nella colpa, non riesce a dare un taglio netto al passato. Si chiude ed elabora una reazione che la fa interagire con un amico inventato, un alter ego che la accompagna e la incalza, ottenendo scarsi risultati. Solo l'incontro con Davide un collega, premuroso ed attento, riesce a farle prendere consapevolezza delle sue paure.
Quel che noi leggiamo in queste pagine è il viaggio mentale che Manuela compie. Attraversa le sue paure, le vive e ce le racconta, senza edulcorarle. Le sentiamo e le viviamo insieme a lei. A momenti possiamo sentirci Nano (l'alter ego che la accompagna), altri momenti ci sentiamo Manuela.
La vertigine del tutto è una condizione mentale in cui Manuela si rifugia. Il rifugio si cerca per paura: paura di ritrovarsi nella stessa condizione di partenza (il ripostiglio chiuso), paura di dover fare un percorso diverso da quello a cui si è abituati, paura di dover dire qualcosa in più rispetto a quelle poche che giornalmente vengono proferite, paura di trovarsi in mezzo alla folla e non riuscire ad uscirne. Si prova vertigine non appena viene superato un limite. E quel limite è provocato dalla mente. E' un limite ben tracciato, invalicabile. Non appena superato ecco l'attacco di panico che fa tirare il freno.
Valentina Di Ludovico si occupa nella vita di riabilitazione psichiatrica ed affronta questo tema delicato mostrandocelo nella sua forma più forte. Sa certamente di cosa si tratta. La forma scelta nello scrivere questo libro, la narrazione in prima persona, rende ancora più concreto il racconto e il sentire della protagonista. Il panico è qualcosa di invalidante e chi ne soffre non riesce ad affrontare la quotidianità se non cercando percorsi alternativi che, alla fine, non risolvono. Probabilmente acutizzano la patologia.
Bisogna leggere questo libro fino alla fine per capire se Manuela trova la soluzione ma anche per capire quanto le bugie, anche quelle dette a scopo di bene, non sempre raggiungono risultati positivi.
Queste pagine fanno bene perchè si parla di una patologia che spesso non viene considerata. Chi ne soffre viene tacciato come strano, incostante, instabile. Invece il panico e la vertigine sono condizioni alle quali la mente arriva a seguito di un trauma, anche latente, dalle quali si può guarire, ma solo con l'acquisizione e la consapevolezza di sé.
Valentina Di Ludovico è nata nel 1985 a Teramo. Come già detto è tecnico della riabilitazione psichiatrica ed è responsabile del servizio di riabilitazione presso una casa di cura ad Ascoli Piceno. Da alcuni anni scrive libri dedicati a professionisti della riabilitazione – psichiatri, psicologi, tecnici – e ha collaborato nel 2021 con Giovanni Fioriti Editore per il Manuale di psichiatria perinatale. Nello stesso anno ha pubblicato Comuni-care: il corpo e la cura oltre le parole (Alpes Italia). I suoi due drabble sono stati pubblicati in Estate in cento parole e Una storia al giorno (L'Erudita). Il racconto Cicatrici e fuliggine è stato inserito dalla stessa casa editrice nell'antologia tratta da un incipit di Giulia Caminito. Infine, alcune sue poesie sono presenti in M'illumino d'immenso (Pagine).
La vertigine del tutto è il suo primo romanzo, pubblicato a gennaio del 2023 dalla Augh Edizioni nella collana Curandero.
Ho avuto il grande piacere di chiacchierare in una diretta sui social con Valentina Di Ludovico e inserisco qui sotto il link per poterla guardare.