Le madri non dormono mai di Lorenzo Marone

28.07.2022

"..ne aveva incontrate, di donne uguali a lei, mute, anzi, mutilate, corpi vuoti, anime silenti e rabbiose, che per poco amore ricevuto si erano fatte aride, dure come la scorza del pane vecchio, in loro non c'era traccia di ammirazione per sé, erano indifferenti a ciò che conta, quasi l'esistenza loro e dei figli fosse una delle tante cose sulle quali non si ha potere."

Esistono luoghi in cui le madri detenute possono essere accolte insieme ai propri figli in un ambiente diverso dal carcere. L'idea è quella di consentire ai bambini di trascorrere i loro primissimi anni con la mamma in un ambiente familiare che non ricordi il carcere. Lo scopo è quello di evitare problemi nello sviluppo della sfera emotiva e relazionale che il distacco dalla madre può provocare permettendo, nel contempo, alle madri di occuparsene direttamente piuttosto che affidarli a case famiglia o ad altri istituti. Questi luoghi si chiamano ICAM (Istituti a Custodia Attenuata per Madri detenute) ed io li ho scoperti grazie a questo libro di Lorenzo Marone letto grazie al gruppo di lettura #ioleggoeinaudi.

Non è un luogo dove la vita è comoda l'Icam; "Qui non parliamo di celle, preferiamo chiamarle appartamenti" troviamo nel testo. Le detenute ed i figli hanno spazi autonomi, simili ad appartamenti, ma la sera vengono chiusi a chiave. Vi sono spazi comuni che per le donne possono essere luoghi in cui socializzare, ma anche dove discutere, litigare, sfidarsi; per i bambini sono luoghi di gioco, di unione, di conoscenza, di fratellanza.

Questo dualismo è evidente nelle storie raccontate in questo libro. La durezza della vita di quelle donne e madri, le vicende che le hanno portate ad essere in quel luogo, la realtà affatto semplice vista con i loro occhi si scontra con la semplicità dei bambini. Diego, Melina, Gambo, Adamu, i bambini, sono solidali tra loro; basta poco per un gioco, per trovarsi, per scambiarsi gesti di amicizia. Miriam, Anna, Amina, le madri, hanno la loro corazza addosso, le loro sofferenze, che possono essere scalfite solo con il tempo e con molta pazienza. 

"Diego non poteva capire che per sua madre, e per quelli come lei, la pace non pretendeva bellezza, non era da ricercare, era da afferrare con forza, era uno spazio piccolissimo, un pertugio, la sigaretta che toglie per un attimo dai brutti pensieri, la sera che t'obbliga finalmente alla resa e ti fa stare nel tempo da spettatore, era uno scippo alla giornata, alle bestemmie e alle preghiere, lo sfregio alle ansie."

Marone in questo libro da voce ai bambini partendo da Diego, tra i più grandi che hanno vissuto dentro quel carcere; ha quasi dieci anni Diego ed è lì con sua madre Miriam, accusata di aver nascosto armi in casa. Lei aveva protetto suo marito e papà di Diego, in carcere anche lui per i suoi traffici, e ne ha pagato le conseguenze. Da voce anche alle donne, partendo proprio da Miriam che è lì non per colpa sua, almeno così pensa; l'unica cosa positiva è che Diego, un bambino buono, troppo buono per la vita in un quartiere difficile come quello dove è cresciuto, può stare con lei. Diego è stato sempre deriso e bullizzato dai ragazzi del quartiere e stare lontano da lì, in un luogo sicuro sotto gli occhi di sua madre è la cosa migliore, fin quando sarà possibile. 

Tra le storie che Marone ci racconta c'è anche quella di Greta, la psicologa del carcere, che deve capire, aiutare, confortare e dare forza alle donne lì rinchiuse, ma deve far fronte anche alle sue debolezze, i suoi dolori, le sue sofferenze. Vive libera, ma la libertà può avere un sapore aspro. C'è anche Michele Cuomo, detto Miki o Poncharello, una delle guardie; deve svolgere il suo ruolo e deve cercare di farlo al meglio senza cadere in errore, senza farsi tentare da avventure di alcun tipo. Michele ha tanti difetti, ma con i bambini e per i bambini diventa tenero, un padre o un fratello maggiore quasi a coprire le sue mancanze, i suoi errori nella vita fuori da lì. Con loro c'è Vittoria, una volontaria che ha il compito di fare giocare i bambini, trascorrere con loro il tempo, farli distrarre, accompagnarli a scuola o nelle poche occasioni che hanno di uscire. Vittoria ha progetti per la sua vita futura, si vede lontana dal paese, vuole vedere il mondo, vuole costruirsi un futuro solido.

Marone utilizza un metodo narrativo molto significativo: ogni paragrafo racconta ed è dedicato ad un personaggio in modo che la sua storia, la sua esperienza, il suo vissuto sia chiaro e diretto. Così il punto di vista di chi legge si allarga, si confronta, interagisce con quelle esperienze e può costruirsi una sua idea, essenziale per coglierne davvero il significato. 

I temi così come le emozioni che ne ho tratto sono molti, differenti e significativi. Non solo scoprire l'esistenza dell'Icam mi ha colpita, ma anche il confronto diretto con le tante realtà che vi ruotano intorno. Solitamente, chi legge, si confronta con una storia e da quella storia ne trae l'essenza, anche indiretta. Marone ci da la possibilità di confrontarci con tante storie, attraverso l'individualità, la personalità, i sentimenti, le paure ed anche i guai dei diversi protagonisti. Pur attenuata, la misura detentiva esiste e coinvolge anche i più piccoli che ottengono il vantaggio di avere la mamma accanto, ma lo svantaggio di vivere in un luogo dal quale non è possibile uscire. Dal loro canto le madri sentono la colpa di quella vita sacrificata per i loro figli, seppure in un luogo che, in alcuni casi, ha più cure e più attenzioni rispetto alla vita esterna.

Non è stata una lettura facile, come credo non sia stato facile scrivere un libro di questo genere. Sono certa che l'autore abbia avuto bisogno di confrontarsi con chi quelle esperienze le ha vissute, altrimenti non sarebbero arrivate esperienze così autentiche, forti e chiare.

Questa lettura mi ha dimostrato anche che ogni individuo, sia esso libero fisicamente o meno, ha una propria individualità, oltre la funzione che svolge nella società; nel confronto con gli altri quella deve essere messa in primo piano, ha la sua forza, ha necessità di esserci, deve essere considerata. L'errore che si commette molto spesso è ritenere che i propri guai o i propri desideri siano unici, non assimilabili a quelli degli altri. La soluzione è quella di mettersi alla pari di chi chiede il confronto, comprendere e capirsi. 

La dimostrazione che questa via sia l'unica percorribile è l'esperienza di queste donne che di conflitti interiori ed anche esteriori ne hanno vissuti molti, ma trovano il modo di aiutarsi, di solidarizzare e di condividere.

"A suo figlio, Miriam l'aveva cresciuto senza amore e lacrime, come mostrargli la via da tenere, per temprarlo, ché per educazione ricevuta lei si era convinta, lo sappiamo, che il poco di tutto corrobora lo spirito, e che sofferenza e cicatrici ti fanno la pelle corazza. Era il suo modo di proteggerlo."

Lorenzo Marone - foto presa dal web
Lorenzo Marone - foto presa dal web

Sono felice di aver cominciato a leggere Lorenzo Marone attraverso questo libro ma sono consapevole di avere molte cose da recuperare, direi infinite cose. Infatti Le Madri non dormono mai, pubblicato da Einaudi nel 2022 è l'ultimo di una lunga serie di pubblicazioni. 

Ho in casa il saggio Inventario di un cuore in allarme edito Einaudi nel 2020, ma il suo primo libro risale al 2015 quando per Longanesi esce La tentazione di essere felici premiato con lo Stresa e con il Premio Scrivere per amore nel 2015, con il Premio Caffè Corretto - Città di Cave nel 2016, ed ha ispirato un film, La tenerezza con la regia di Gianni Amelio; ha proseguito con La tristezza ha il sonno leggero (Longanesi 2016) con il quale vince il Premio Città di Como nel 2016 e dal quale è stato tratto il film omonimo; nel 2017 con Feltrinelli pubblica Magari domani resto con il quale vince il Premio Selezione Bancarella nello stesso anno; nel 2018, sempre con Feltrinelli pubblica Un ragazzo normale (Premio Giancarlo Siani), la raccolta Cara Napoli, Tutto sarà perfetto nel 2019 e La donna degli alberi nel 2020 con cui vince il Premio Prata. Nel 2021 pubblica il racconto Il bosco di là all'interno della collana "Il bosco degli scrittori" di Aboca Edizioni

Collabora con La Repubblica di Napoli sulla quale ha una rubrica domenicale "I Granelli" e con TuttoLibri de La Stampa. Dal 2018 è direttore artistico della fiera del libro di Napoli "Ricomincio dai libri". Ha un bellissimo sito internet su cui possiamo trovare tutte le notizie e le informazioni relative anche agli incontri dello scrittore. Inserisco qui il link

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