Una Stanza tutta per se'  di Virginia Woolf

21.11.2019

Ho letto questo libro con molto interesse, suscitato da tanti motivi. Il primo su tutti e' che della Woolf non avevo mai letto nulla ed ho colto l'occasione unendomi ad una ottima iniziativa, lanciata su instagram, #sfidadeiclassici (di cui parlo nella pagina precedente).

Un altro motivo che mi ha spinto a leggere proprio questo, come primo della Woolf, e' che non fosse un romanzo, ma un trattato, considerato una pietra miliare per il movimento femminista e per la letteratura.

Ho voluto avere una idea di come è nato questo libro, prima di scrivere questa analisi che ho presentato al gruppo di lettura, ed ho voluto rivedere l'epoca in cui e' inserito. E' sicuramente per l'Inghilterra un periodo piu' illuminato rispetto a quello dell'intera Europa. Proprio nel 1929, anno in cui viene pubblicato questo libro, le donne sopra i 21 anni potevano votare, mentre quelle di eta' superiore ai 30 gia' lo facevano da qualche anno. Dall'epoca Vittoriana in poi, la cultura e la letteratura erano ritenute importanti e fondamentali per il paese, anche se non vi sono, come spiega la nostra Virginia, grossi risultati editoriali a firma femminile. La Woolf intanto aveva studiato storia e lettere classiche nel prestigioso King's College di Londra; aveva gia' pubblicato romanzi come "La signora Dalloway" e "Gita al faro", aveva scritto nel supplemento letterario del Times e dato vita ad importanti circoli letterari londinesi. Ecco perche' lei puo' discernere sulla condizione del donne e del romanzo: perche' ne ha il titolo e la facolta'. E puo' permettersi certamente di criticare la condizione della donna nei confronti dell'uomo e criticare anche gli scritti di professori e scrittori importanti all'epoca, che mettevano in secondo piano, se non denigravano addirittura, il ruolo della donna nella societa'.

Ho colto in qualche pagina la consapevolezza della Woolf che, se era vero che un uomo si permetteva di criticare apertamente una donna in quanto tale, era certa che in casa di questo stesso scrittore o professore, vi fosse una sposa o una madre alla quale doveva essere in qualche modo riconoscente. La donna dedita al lavoro silente, senza possibilita' di avere una rendita o una stanza tutta per se', era certamente presente nelle quinte di un professore che tuonava sull'inferiorita' della donna. La donna diventa oggetto dei libri scritti da uomini: lei stessa, ad un certo punto, da risalto a questo; scrive infatti "avete idea di quanti libri si scrivono sulle donne in un anno? Avete idea di quanti sono scritti da uomini? Sapete di essere forse l'animale piu' discusso dell'universo?", per dedurne poi che i "professori" scrivevano cosi' tanto sulla donna perche' arrabbiati, perche' erano in collera, perche' dovevano faticare molto per dimostrare a loro stessi di essere superiori.
L'argomento doveva essere particolarmente ostico per sentire il dovere di parlarne cosi' tanto. 
Virginia Woolf fa quindi la sua analisi guardando la letteratura nei tempi, cercando di spiegare e spiegarsi come mai le donne non fossero presenti, fino ad un certo periodo, negli scaffali delle biblioteche, se non come "oggetto", quasi un'ossessione, per gli uomini. L'assenza di una stanza propria in cui potersi concentrare e di una rendita possono essere la ragione di questa assenza, o vi e' qualche altro motivo? forse le donne si sono concentrate in altre faccende? avevano altri interessi?
Quando arriva a parlare della letteratura dell'ottocento risalta agli occhi la sua critica alla maniera di scrivere delle donne. Dice, guardando sempre tra gli scaffali della libreria "ma perche', tranne pochissime eccezioni, erano tutti romanzi? L'impulso originario era quello di scrivere poesia. La "guida suprema del canto" era una poetessa." Ed invece quelli di George Eliot (alias Mary Anne Ewans) e della Emily Bronte, cosi' come della Austen, erano romanzi. Forse perche' utilizzavano il soggiorno comune per poter scrivere e non "una stanza tutta per se". La scrittura di queste donne era dettata dall'ambiente che avevano a disposizione, magari il soggiorno, unica stanza in cui ricevevano visite o si raccoglieva la famiglia. Eppure cio' non ha impedito alla Austen di scrivere romanzi come "Orgoglio e Pregiudizio" che la Woolf definisce "un miracolo grande", che forse non sarebbe riuscito cosi' perfetto se la Austen avesse avuto a disposizione un ambiente piu' silenzioso ed unico per lavorare.
Mi piace come riconosce il Genio stesso della Austen, mettendo in risalto come, probabilmente, fosse cosi' completa perche' non aveva desideri diversi se non quello di scrivere. 
Fa un paragone forte tra la Austen e Charlotte Bronte, confrontando Orgoglio e Pregiudizio con Jane Eyre. Da questo confronto ne ricava che la Bronte scrive in modo rabbioso, indignata, in guerra con se stessa; magari poteva avere un genio maggiore della Austen, ma il suo modo di scrivere e di esprimersi mette in risalto il proprio disagio, mentre la Austen riesce a far esprimere maggiormente i suoi personaggi e si concentra poco su di se. Per questo, secondo la Woolf, e' evidente che la Austen sia una scrittrice che non desidera altro se non quello che la sua condizione le concede. Ed ecco che viene fuori la vera forza di una scrittrice "non cercare conflitti o competizioni".
Ho apprezzato molto che la Woolf non si limiti ad essere critica nei confronti degli scrittori uomini ma ragiona su come le diverse condizioni di vita dell'uno e dell'altro sesso abbia dato vita ad una espressione qualitativa diversa, forse piu' espressiva per le donne e piu' celebrativa di se stessi per gli uomini. Lo scrittore, da uomo quale era, aveva potuto varcare i confini della propria casa e della propria citta' per esplorare e poter esprimersi, mentre le donne si sono dovute adattare alla loro condizione e, nonostante cio', hanno prodotto risultati del tutto degni di nota. E mentre un uomo e' probabile scrivesse per essere elogiato dalla critica e per cercare approvazione, la donna scrive per se stessa, sfida se stessa e non sfida ne' gli uomini ne' la critica.
Ho adorato l'incipit del VI capitolo, che e' quello conclusivo, che forse da solo da' il senso a tutto il trattato. Le immagini che in poche righe sapientemente la Woolf trasmette, sono altamente descrittive; sembra di stare alla finestra con lei a guardar scorrere tutto quanto. Sembra di vedere le persone camminare, le foglie cadere e i due ragazzi, un uomo ed una donna, prendere il taxi insieme. E sono rimasta estasiata di come abbia usato quelle immagini per portare il suo ragionamento ad un compimento unitario. Fa una riflessione importante non piu' parlando di due elementi, uomo e donna, divisi, ma uniti in una cooperazione quasi spirituale (mente androgina); fa un ragionamento per assurdo, anche affascinante seppur difficile da seguire, cercando una "non opposizione" degli uomini contro le donne. Mentre e' palese come non vi sia lo stesso astio delle donne nei confronti degli uomini. Sembra riuscire a trovare un equilibrio ma, giunta ormai all'analisi della letteratura a lei contemporanea, non le resta che dedurre che lo scrittore rimane in conflitto con la donna e cerca sempre di dimostrare la propria superiorita', l'Io maschile vince e si fa avanti sempre.
Le conclusioni del trattato su Le donne ed il romanzo, sono rivolte alle donne in maniera esortativa. Le sprona a cercare e mantenere la loro identita' tanto voluta gia' dal secolo precedente, dove molti passi in avanti verso la liberta' della donna sono stati fatti. Esorta le scrittrici ad essere "se stesse" ed esprimere il loro essere, non in funzione di un conflitto con lo scrittore e nemmeno nella ricerca spasmodica di una critica favorevole, ma nella affermazione del loro essere e della loro natura, di madri, di donne, di intellettuali, di amanti dei libri e della lettura.

Infine, cosa mi lascia questa lettura? molta curiosita' sulla Woolf. 

Esplorando la sua vita capisco quanto potesse essere all'avanguardia rispetto al suo tempo e forse anche rispetto a questo tempo. Era una donna molto intelligente e con una mente in grado di analizzare ogni minimo particolare per raggiungere il proprio obiettivo.
E' stata una lettura difficile e piena, da affrontare con attenzione, perche' ogni passo ha la sua importanza.

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