Volevo diventare grande subito di Mario Schiani
"Ibu ricorda quando, compreso nella fretta di diventare grande, la sera, a casa, si misurava i polsi e le caviglie per cogliere i segni di crescita, di maturazione. Oggi capisce quanto vano fosse quello sforzo. Non e' cosi' che si diventa grandi, purtroppo. Sono l'odio e la brutalita', in Guinea, a trasformare i bambini in adulti. Ibu voleva diventare grande subito. E' stato accontentato."
E' una storia vera quella che racconta questo libro, scritto da Mario Schiani e pubblicato a giugno di quest'anno dalla casa editrice Dominioni, nella collana Docu. E' la storia vera di Ibu, Ibrahima Rana Dia, che bambino e' costretto a lasciare la sua casa a Conakry in Guinea e, in seguito, a fuggire dal suo paese, inoltrarsi via via negli altri paesi confinanti - Mali, Burkina Faso - fino ad arrivare nel deserto del Sahara e, attraversandolo, arrivare in Libia.
Da lì arriva in Italia per le vie che conosciamo bene a bordo di un gommone rattoppato.
Quella di Ibu non è stata una passeggiata e neanche una cosa voluta. È stato costretto da molte circostanze ad affrontare peripezie, pericoli, imprese, paure e cercare con disperazione la propria libertà.
A soli 9 anni perde i suoi genitori. Era il 6 luglio del 2006 e mentre tutti noi eravamo in attesa di guardare la finale del mondiale di calcio a Berlino della nostra nazionale, in Guinea, a Conakry la capitale, i cittadini protestano contro l'aumento di benzina e riso. Il governo guidato da Lansana Conte' - al potere dal 1984 - risponde alla protesta con una repressione armata forte e decisa e purtroppo lascia sul campo molte vittime. Tra cui i genitori di Ibu, Adama e Mamadou.
Questo e' solo l'inizio di mille traversie per Ibu e per la sorellina Fatu, che ha solo 4 anni. La collocazione che viene trovata per i due bimbi non e' facile da sopportare e Ibu che e' piu' grande, scappa, ripromettendosi di tornare a prendere la sorella.
Ibu fara' di tutto: il lustrascarpe, il venditore di acqua e caffe', lavorera' nelle miniere di estrazione dell'oro tutto per pochissimi CFA (la moneta in vigore nei paesi del colonialismo francese) o solo in cambio di un giaciglio sul quale dormire. La spinta a cercare una situazione economica migliore lo fa finire nelle grinfie dei trafficanti di schiavi.
Cio' che Ibrahima racconta a Schiani e' davvero difficile da metabolizzare perche' si comprende perfettamente che a vivere le esperienze di questo ragazzo sono migliaia e migliaia di uomini e donne. Con l'aggravante che le peripezie di Ibu sono iniziate in una eta' cosi' piccola che ci costringe, durante la lettura, a riflettere ancora di piu' sulla storia raccontata e su quanto e' costretto a subire ed a vivere.
Un bambino a quell'eta' deve solo pensare a studiare, giocare e sognare, cose che Ibu faceva. Ama la musica, stava imparando a suonare, era rimasto affascinato da Takana Ja, un cantante raggae al quale si ispira molto. Ma quel che accade ai suoi genitori, persone attente alll'educazione dei figli, entrambi impegnati lavorativamente, fa precipitare tutto in un incubo lungo dieci anni. E' nel 2016 che arriva in Italia.
Mario Schiani e' un giornalista e scrive di narrativa da qualche anno. Il suo esordio e' del 2009 con La banda delle quattro strade (Salani) che e' stato finalista al premio nazionale di letteratura per ragazzi "Il gigante delle Langhe". Quel dolce nome (Giovane Holden Edizioni) e' il suo secondo romanzo che viene pubblicato nel 2020, seguito nel 2021 da Il fucile dietro la schiena scritto a quattro mani con il fratello Paolo (Dominioni Editore) che racconta il dramma degli internati militari della seconda guerra mondiale.
Volevo diventare grande subito alterna parti del racconto delle traversie di Ibu a riferimenti storico - giornalistici che ci portano ad avere un quadro ancora piu' chiaro di cio' che accade in Guinea, come in Mali, in Burkina Faso fino ad arrivare in Libia.
Un lavoro utile a chi legge questo libro perche' la politica e la parte storica, soprattutto di quella parte del mondo, non e' facile da seguire e neanche da comprendere.
L'Africa e' un continente enorme, 54 sono le nazioni che lo compongono. E' stata terra di conquista e di colonialismo - la stessa Guinea era colonia della Francia - segno questo che gran parte di quei territori sono ricchi di risorse naturali come petrolio, diamanti, oro e minerali utili per la tecnologia.
Eppure, come sappiamo bene dalle cronache, e come testimonia anche questo libro, la situazione politica di quei territori non e' sempre stabile; colpi di stato, militari al comando, tribu' avverse, interessi economici di altri su quei territori, fanno si che le popolazioni soffrano in maniera indicibile e che in molti sono costretti a cercare nuovi luoghi per non cadere in schiavitu'. Oggi, ancora!
Questi sono libri e storie che devono essere lette e promosse. Mario Schiani ha fatto un lavoro importante nell'intercettare Ibrahima, ascoltare la sua storia, cosi' difficile e dura e saperla trasmettere in queste pagine.
E bene ha fatto Alessandro Leonelli [libri_incammino] a proporlo nel percorso di Librino Express. Un gioco o una competizione su instagram, che ha come scopo anche quello di far riflettere sulle condizioni di alcuni luoghi che i giocatori/partecipanti, tra cui io, si trovano a percorrere.
Voglio aggiungere un'altra riflessione, che forse va contro corrente, con il pensiero che puo' scaturire dalla lettura di storie come questa.
I governi europei devono o dovrebbero porre maggiore attenzione non solo alle coste africane che sfociano sul mediterraneo, vedi Tunisia o Libia, come fanno, ma devono curare anche i rapporti con i paesi difficili di quel continente da cui uomini e donne sono costretti a scappare. Solo cosi' puo' dimunuire questo sterminio - scusate il termine.
So che molti non apprezzano le azioni nel mediterraneo del governo attuale italiano, ma se si guarda ai fatti ed ai progetti - vedi Piano Mattei - si comincia a vedere un passo in avanti con progetti di investimento su istruzione, agricoltura, salute, energia, acqua verso la salvaguardia dei territori di cui anche questo libro parla.
Qualcuno lo vede come un tentativo di nuovo colonialismo, personalmente ritengo che possa essere un modo di porre piu' attenzione all'interno del continente africano, perche' quelle popolazioni possano trovare nel loro territorio le risorse di cui bisognano e soprattutto la liberta'.
Sara' un obiettivo difficile da raggiungere? Solo speranze vane? Non lo so, ma spero che si smetta di dar man forte a coloro che riducono in schiavitu' uomini e donne cosi' come rapporti di organizzazioni internazionali raccontano e cosi' come, Schiani, ha riportato in questo libro.
Vi metto di seguito il link alla diretta che Alessandro Leonelli ha realizzato con Mario Schiani proprio su questo libro, che consiglio vivamente di leggere.