Mastro Geppetto di Fabio Stassi

04.11.2021

Forse non sono all'altezza, mi dico, nel mentre apro la pagina per scrivere ciò che penso di questa lettura. Ho deciso, quindi, sia meglio scrivere "di getto" elaborando così ciò che la lettura di Mastro Geppetto mi ha lasciato. 

La prima sensazione è quella di aver vissuto un "flusso emotivo" che è andato in crescendo, dall'inizio fino alla fine. Parliamoci chiaro, leggere un libro dal titolo "Mastro Geppetto" dovrebbe essere una passeggiata; chi non conosce Geppetto? chi non conosce Pinocchio? Impossibile non aver letto la storia di Pinocchio, come è impossibile non aver visto almeno un fotogramma di un film a lui dedicato. Ed io Geppetto ce l'ho stampato in mente con le fattezze di Nino Manfredi, che lo interpretò in un film di Comencini che risale a mezzo secolo fa, al 1972, proprio l'anno in cui sono nata. Lo hanno trasmesso più volte in tv ed io quel Geppetto l'ho amato tantissimo. Ho sempre pensato a lui con le fattezze del magistrale Manfredi che aveva interpretato il personaggio con la semplicità dovuta a quell'uomo che crea dal ciocco di legno il "sù figliolo".

Nino Manfredi in Geppetto
Nino Manfredi in Geppetto

Ed ecco qua che quel Geppetto esce dalle pagine dello scrittore italiano che più amo (e scusate l'uso di questo verbo, ma fatico a trovarne altri). Fabio Stassi racconta Geppetto consegnandogli quella centralità che merita da sempre. 

Che un ciocco di legno possa animarsi e diventare bambino è una storia ottima per la favola; il lieto fine, quasi scontato, esiste per strappare un sorriso. In questa storia, più vera che mai, vi è la passione di un uomo che, per amore e necessità, desidera un bambino, qualcuno da accudire e con cui girare il mondo. E lo dice, lo racconta. In paese tutti sanno che Geppetto ha in animo di lasciare la sua misera casa scavata nel tufo, addossata sul fianco di un dirupo nel luogo più basso di un paese, "ferma sull'orlo dell'abisso", e sogna di conoscere il mondo, vedere il mare, con il suo figliolo a fianco.

"E' la storia da un soldo, e la conoscono tutti, ma sulle montagne degli Appennini c'è ancora qualche vecchio che sa com'è andata per davvero." Così inizia la storia di Mastro Geppetto che cercherà per mari e monti il burattino che ha creato lavorando un ciocco (o meglio la corteccia) di legno, regalatagli da Mastr'Antonio. Il tale, mosso da spirito (stranamente) benevolo, gli dona un pezzo di legno per creare la "marionetta che aveva sempre desiderato".
Se Collodi aveva immaginato la gente "irridere" Geppetto dall'esterno per poi curarsene a malapena, Stassi veste la cattiveria della gente di uno scherzo ad opera di Mastr'Antonio, il ricco falegname, e dei suoi complici: il giudice, il maestro, il bidello, il droghiere e persino il curato. Ordiscono e riescono a far credere con semplicità ciò che vogliono al povero Geppetto, facendosi grosse risate già dal momento in cui il burattino è stato creato.

Le avventure che siamo abituati a veder affrontare da Pinocchio le vivrà Geppetto. Alcuni personaggi si chiameranno in altro modo; magari non ci sarà la fata dai capelli turchini, ma troviamo il grillo parlante, il teatro dei burattini e persino il pesce-cane.

Nonostante la durezza dell'ambientazione e la fatica di Geppetto nell'affrontare tutto quello che accade, vi è una delicatezza delle parole, una musicalità in tutte le descrizioni che si rimane incantanti pagina dopo pagina.
Geppetto cercherà ovunque il suo figliolo, camminando a fatica, incespicando ovunque, ricordando a malapena il proprio nome, scappando da morte sicura. 
Stassi riesce a farci vedere la realtà come non l'abbiamo mai vista, ma che solo una ricostruzione geniale ed illuminata riesce a portare alla luce.

Per l'ennesima volta, come approdando in luogo sicuro, ho trovato nella scrittura di Stassi quello di cui avevo bisogno. Poesia, teatralità, parole che come fiume portano fino alla fine. della storia. Quella parte finale che suona come nuova vita. Un Congedo dal personaggio che sa di amore puro, di ricordi da far vivere e da raccontare perché vivano e rendano il giusto omaggio a chi, suo malgrado, dimentica.

Fabio Stassi (foto presa dal web)
Fabio Stassi (foto presa dal web)

Allora farò tesoro anche di questa avventura che difficilmente lascerò riposare nella libreria, ma riprenderò anche solo per leggerne alcuni passi.
Uno su tutti, un paragrafo che ho letto e riletto più volte, che ha come titolo "Le prime parole sussurrate all'orecchio". A me e' sembrata poesia.

Caro Fabio, Grazie davvero!

Vi racconto nel link che ho inserito qui sotto perchè è tra i miei scrittori preferiti! 

https://www.instagram.com/raccontarerosi/