Ara Pacis

18.12.2020
Foto di Lorenzo Vitalone
Foto di Lorenzo Vitalone

Uno dei monumenti più affascinanti di Roma, secondo il mio parere. Sono molto legata alla memoria di Augusto Imperatore ed alle sue imprese e quindi anche a ciò che a Roma ha lasciato a testimonianza dei suoi intenti. Se vogliamo l'Ara Pacis è uno dei monumenti chiave nell'arte pubblica augustea.

L'Ara venne eretta dal 13 al 9 a.c. per sua volontà perché vi si celebrasse la Pace (intesa come divinità). Le intenzioni erano che, ogni anno, venissero sacrificati, per ingraziarsi i favori della Dea, due buoi ed un agnello.

«Quando tornai a Roma dalla Spagna e dalla Gallia [...] compiute felicemente le imprese in quelle provincie, il Senato decretò che per il mio ritorno si dovesse consacrare l'ara della Pace Augusta presso il Campo Marzio e dispose che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini vestali celebrassero un sacrificio annuale.» da Res Gestae Divi Augusti.

La collocazione originale non era, quindi, dove la possiamo visitare adesso. Il luogo originale di costruzione, così come scritto in questa citazione, era al Campo Marzio, mentre adesso si trova sul Lungotevere in Augusta vicino al Mausoleo di Augusto (appunto).

All'epoca il Campo Marzio era, lungo la via Flaminia, a poca distanza dal pomerium, il confine sacro e inviolabile della città di Roma, dove il console di ritorno da una spedizione militare perdeva i poteri ad essa relativi (imperium militiae) e rientrava in possesso dei propri poteri civili (imperium domi). Quindi l'altare era fortemente simbolico e la sua collocazione molto importante. Alcuni studi rivelano che era posizionato in maniera che l'ombra dell'obelisco del Campo Marzio si proiettasse al centro dell'ara il giorno del compleanno di Augusto (23 settembre).

Le inondazioni continue del Tevere sommersero l'Ara, che scompare sotto il fango. Solo nel 1500 alcuni scavi, probabilmente per lavori nel cinema/teatro del palazzo Fiano (o Peretti), in quella che è diventata Via in Lucina, portano alla luce frammenti di marmo che, in effetti, prendono varie strade, non tutte a Roma. 

Solo agli inizi del 1900 si prese coscienza che quei frammenti ritrovati potessero far parte dell'Ara Pacis di Augusto e si cominciò a ragionare sul recupero degli stessi e sul ricostruire l'Ara. Cosa non tanto facile perché, la testimonianza di come potesse essere il monumento in origine, era data da due antiche monete romane, una di età neroniana, l'altra domizianea, raffiguranti due lati opposti. 

Dopo molti tentativi di scavo e di ricostruzione, alcuni fermatisi per mancanza di fondi, si arriva al ventennio fascista in cui vi fu una forte volontà di riunire i frammenti ritrovati, sparsi per il mondo, e di ricostruire l'Ara. Forte era la volontà di Mussolini di celebrare il Bimillenario Augusteo che ricorreva il 23 settembre del 1938 con la collocazione dell'Ara Pacis nell'area recuperata, tra il fiume e il mausoleo di Augusto, grazie anche alla modifica del piano regolatore di Roma ed all'abbattimento di alcune costruzioni presenti.

Nel 1938 si conclusero gli scavi e furono ricomposte tutte le parti ritrovate fino ad allora, non senza inesattezze soprattutto rispetto all'orientamento dell'altare. Il lavoro di restauro si prospettava così lungo e difficile, e il tempo a disposizione era così breve (il tempo era limitato a 8-9 mesi), che si decise di affidare il restauro all'artista Odoardo Ferretti, professore di disegno, in modo da poter supplire alle mancanze documentali con la "fantasia", seppur guidata dall'esperienza. Per facilitare il recupero dei frammenti dispersi tra musei e collezioni private, nel febbraio del 1938 Vittorio Emanuele III, Re d'Italia, promulgò apposito decreto per attribuire la speciale facoltà al Ministro per l'Educazione Nazionale, di concentrare a Roma i frammenti dell'Ara esistenti in altre città del Regno, e di trattare il recupero di quelli appartenenti agli Stati stranieri. Furono così recuperati i frammenti fiorentini e quelli dei Musei Vaticani, e per quelli del Louvre e di Villa Medici, che non fu possibile riavere indietro, vennero usati dei calchi; l'altare fu quindi ricostruito di sana pianta.

Le peripezie attraversate dall'altare voluto da Augusto sono state tante. Anche per la copertura odierna vi sono stati vari cambi ed ordine di pensiero. Durante la guerra si dovette provvedere a coprire la struttura per evitare che venisse distrutta dai bombardamenti e dopo la guerra si dovette provvedere a risistemare tutta la struttura intorno. Addirittura si pensò anche di spostarla. 

Insomma, non vi fu Pace per l'Ara Pacis. Fino ai nostri giorni.

L'arte scultorea e le rappresentazioni che troviamo nell'Ara Pacis sono tantissime e per raccontarle ci vorrebbero pagine e pagine. Inserisco qui di seguito due link, uno che vi porterà alla spiegazione delle rappresentazioni artistiche e l'altro al sito del museo dell'Ara Pacis.

Spero vi sia piaciuta questa pagina dedicata ad un monumento così bello e così complesso che fa parte della storia di Roma e, se vogliamo, della storia del nostro paese.

Se volete lasciate il Vostro parere nel link qui sotto! 

Grazie

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