Leonardo e la morte della Gioconda di G.P. Rossi
Il 15 aprile del 1952, una data definita "bizzarra" (saprete scoprire il perchè!), nella soffitta di una casa antica a Vaprio D'Adda viene ritrovato un manoscritto perfettamente conservato nel quale, in prima pagina, vi erano due firme: Iacomo e Francesco (o almeno pareva). Il testo era stato vergato in volgare con pochi riferimenti in latino. Il nostro narratore incuriosito si appresta a riportare alla lingua corrente il manoscritto ritrovato e quella che viene fuori è una storia nient'affatto pacchiana, anzi verosimile, intrisa di mistero e forte di riferimenti storici che le conferiscono veridicità.
Iacomo e Francesco chi saranno mai? E' presto detto! Dalla narrazione è chiaro siano i due allievi di Leonardo da Vinci: il Salai (Gian Giacomo Caprotti) e Francesco Melzi. Scrivono di loro pugno questa storia che il narratore/traduttore riporta alla luce.
La prima parte è ad opera del Salai e racconta i fatti che accadono a Milano in quegli anni; l'allievo di Leonardo - un pò ladruncolo, un pò bugiardo - segue il suo maestro per le vie della città, tra condizioni igieniche precarie, senza disdegnare qualche visita alle bettole, assistendo ai roghi alle streghe, entrando in cimiteri e quartieri degradati. Qualcuno sta cercando di avvelenare Bianca, la giovane figlia del duca di Milano, Ludovico Maria Sforza e Leonardo deve capire chi e perchè vuole compiere questo atto. L'intelligenza sopraffina del Maestro non si fa scappare nessun particolare...
Nella parte del racconto scritto dal Melzi, Leonardo si è trasferito in Francia alla corte di Francesco I, dove, anche lì, si verificano morti sospette e le sue indagini diventano ancora più attente e puntigliose.. e il tutto sembra inesorabilmente collegato.
Di mistero sono intrisi entrambi i racconti; e non mancano le fughe rocambolesche, passaggi segreti, porzioni che danno vigore. I due allievi raccontano di come Leonardo da Vinci sapesse dare le giuste spiegazioni a fenomeni che altrimenti sarebbero stati inspiegabili, pongono l'accento su come il loro maestro, nel pieno del suo estro e della sua produzione, sapesse come destreggiarsi anche di fronte a presenze poco pacifiche. Una su tutte quella di Arima che sembra essere una strega, ma e' considerata da Leonardo una donna in grado di utilizzare le erbe e le droghe così da creare allucinazioni, veleni e visioni.
In quegli anni Leonardo stava dipingendo la famosa Gioconda e proprio in quel dipinto decide di inserire simboli ed elementi iconografici che spiegano il mistero legato a Bianca Sforza. Chiunque vorrà conoscere la verità non dovrà far altro che leggere i messaggi nascosti tra le pennellate del quadro. Ad esempio il tanto discusso sorriso della Gioconda, potrebbe essere un beffardo riferimento a chi voleva la morte di Bianca.
Nelle vicende narrate in questo libro vi è una particolare attenzione agli avvenimenti storici in cui vengono collocate. Pur trattandosi di una storia di fantasia potrebbe essere facile credere che tutto quanto raccontato sia realmente accaduto. Chissà che Leonardo da Vinci non abbia veramente avuto a che fare con una indagine così misteriosa; chissà non sia vero che nei suoi dipinti vi siano simboli nascosti che raccontino verità solo a lui note. E non bisogna tralasciare le figure dei due allievi che nei racconti, molto differenti tra loro, è chiaro si contendano l'affetto del loro maestro. Salai e Francesco sono nettamente differenti: l'uno è più rozzo e l'altro più istruito ed elegante, il primo di umili origini ed il secondo nato gentiluomo; Salai furbo ed attento al suo tornaconto, Francesco devoto senza riserve, fino alla fine, o almeno cosi' pare!
Il romanzo scorre veloce e la genialità di Leonardo è presente in tutte le sue sfaccettature. E' bello poter osservare come lo scrittore abbia saputo unire accurate ricerche ad una storia di fantasia, collegandole in modo da rendere la lettura anche divertente, inserendo particolari inaspettati.
Non è il primo libro che leggo di G. P. Rossi e la mia opinione positiva sul suo modo di scrivere e di fare ricerche storiche si rafforza. Il precedente libro letto e di cui avevo parlatoqui sul blog aveva come protagonista Raffaello e la sua opera La Trasfigurazione. Trovate l'articolo nel link di seguito.
Giampiero Rossi è nato a Roma e pubblica con lo pseudonimo di G.P. Rossi. Lavora nelle Telecomunicazioni, è giornalista pubblicista e scrive su CorCom, quotidiano online che si occupa di economia digitale e innovazione.
Appassionato di scrittura (e credo proprio anche di storia e di arte) ha pubblicato oltre a questo libro di cui vi parlo "Leonardo e la morte della Gioconda" per la Diarkos, "La trasfigurazione di Raffaello" in digitale, "Sherlock Holmes. La Vestaglia della Contessa di Castiglione" per la Castelvecchi Editore, "Sherlock Holmes e la Sindrome di Abraham de Moivre" e "Sherlock Holmes e il mistero di Eilean Mòr" per la Delos Digital.
Ha pubblicato inoltre saggi per la Delos Digital su argomenti quali Digital Identity, Realtà Virtuale e Aumentata e Blockchain.
Di seguito trovate il link al suo sito internet.
Non mi resta che consigliare questa lettura sia a chi ama i gialli sia a chi vuole dare una sbirciatina alla storia di Leonardo Da Vinci. Viene da se avere voglia di approfondire o riguardare il periodo a cui Rossi si riferisce. E' quel che deve fare la lettura, non credete?!