Paul Auster

03.02.2021

Ho scoperto Paul Auster solo nel 2020, grazie ad un gruppo di lettura che proprio nel mese di febbraio propose un suo libro da leggere. Si trattava di Follie di Brooklyn. Quella lettura mi ha letteralmente colpita e sono rimasta affascinata dal suo modo di scrivere, da come prende un lettore per mano e lo accompagna passo passo durante tutto il libro, senza far distogliere l'attenzione. Partendo da quel romanzo ho deciso di approfondire Paul Auster e, ad oggi, sono in totale sei i libri letti, compreso "4321", il voluminoso romanzo di oltre 900 pagine. Un esperimento, ben riuscito, che ci fa comprendere come la vita sia piena di eventi che, a seconda di come vengono affrontati, possono cambiare il corso della vita stessa.

Quello del caso è uno dei punti focali ai quali Auster fa riferimento, ma anche la bellezza della vita quotidiana, il caos, la lettura. Auster è lo scrittore che ci insegna come guardare dentro noi stessi. Parliamoci chiaro, la sua bibliografia è talmente vasta che, finora, ho letto solamente la minima parte di quanto dovrò leggere, per avere chiari i temi preferiti di Auster. Ad oggi, infatti, ha firmato una ventina di romanzi, numerose collezioni di poesie e saggi, sceneggiature e traduzioni dal francese. Pubblicato in oltre quaranta lingue, ha vinto innumerevoli premi. 

Paul Auster è nato nel 1947, il 3 febbraio, a Newark in New Jersey, è uno scrittore, poeta, saggista e traduttore tra i più importanti della narrativa americana contemporanea e un'icona della cultura postmoderna. Tra le tante notizie che ho letto sul suo conto, una mi ha fatto sorridere, ed è riferita alla nascita della sua passione per la letteratura: nel 1959 i suoi genitori acquistano una grande casa prestigiosa, nella quale il giovane Paul trova numerose casse di libri lasciate da uno zio che aveva viaggiato parecchio per l'Europa; si getta a capofitto in quel tesoro, legge entusiasticamente di tutto e comincia ad amare la letteratura. È in questo periodo che inizia a scrivere poesie, all'età di appena dodici anni. 

Dopo la laurea in Letteratura e Anglistica alla Columbia University, si imbarca come marinaio su una petroliera (1970) e con i soldi guadagnati, riesce a soggiornare per alcuni anni a Parigi. In questo periodo, contrassegnato da pesanti ristrettezze economiche, vive di lezioni private, saltuarie collaborazioni con i giornali, scrive soggetti per film muti e traduce opere di autori della letteratura francese, come: Stéphane Mallarmé, Joseph Joubert, Jacques Dupin, Jean-Paul Sartre e Georges Simenon.

Al ritorno in patria, comincia a pubblicare racconti, articoli e recensioni su diversi giornali e riviste, ma in realtà il successo non arriva ancora. E' con il divorzio dalla prima moglie e la morte del padre che Paul Auster si spinge a scrivere L'invenzione della solitudine (1982), il suo primo vero romanzo "dall'originale intreccio di saggio, fiction e autobiografia", incentrato sul rapporto problematico che ha sempre vissuto con il padre e nella ricerca del ricordo (ho dedicato un post a questa lettura. Lo leggi cliccando sul titolo!

Il successo internazionale giunge poco dopo con l'uscita della Trilogia di New York (1985-86). La pubblicazione che lo portò al successo, viene superficialmente presentata come una serie di romanzi polizieschi. Benché vi siano contenuti di tale genere, in realtà i temi affrontati sono molto più ampi e profondi: l'introspezione dell'animo umano, la solitudine, il senso della vita, l'inesorabilità della vita, il linguaggio, l'identità, la letteratura, il destino, la percezione. 

È facile provare empatia per i protagonisti dei romanzi di Auster. Non hanno nulla di finto o stereotipato: al contrario, potrebbero presentarsi come antieroi contemporanei. Si tratta di personaggi profondamente umani, pieni di difetti, angosce e pensieri. Sono dotati di profonda introspezione psicologica e, non è un caso, che la lettura sia un'attività sempre presente, una delle poche che può alleviare i dolori della vita e arricchire l'anima.

E' Vicepresidente del PEN American Center, è membro dell'American Academy of Arts and Letters e dell'American Academy of Arts and Sciences. È sposato con la scrittrice Siri Hustvedt e vivono insieme a Brooklyn. Si definisce ateo: in un'intervista del 25 gennaio 2008 al quotidiano Corriere della Sera dichiara "sono ebreo ma ateo".

Le influenze nella sua scrittura

Paul Auster dichiara «L'influenza più grande sulle mie opere sono state le fiabe, la tradizione orale del racconto. I Fratelli Grimm, Le mille e una notte - il tipo di storie che si leggono ad alta voce ai bambini. Si tratta di narrazioni spoglie, scarne, narrazioni in gran parte prive di dettagli, tuttavia enormi quantità di informazioni vengono trasmesse in uno spazio molto breve, con pochissime parole. Le fiabe dimostrano, credo che il lettore - o l'ascoltatore - racconta la storia a sé stesso. Il testo non è altro che un trampolino di lancio per l'immaginazione. 'C'era una volta una ragazza che viveva con la madre in una casa ai margini di un grande bosco'. Tu non sai come possa essere la ragazza [e a chi possa assomigliare], non sai di che colore è la casa, non sai se la madre è alta o bassa, grassa o magra, non sai quasi nulla. Ma la mente non permetterà che queste questioni restino senza risposta; riempie nei dettagli sé stessa, crea immagini basate sulle proprie memorie ed esperienze - questo è il motivo per cui le storie risuonano così profondamente dentro di noi. L'ascoltatore diventa attivamente partecipe della storia.»

Carriera cinematografica

Auster non si è fatto mancare nulla in materia dell'arte «C'è una grande differenza tra le forme d'arte, [...] il cinema è una delle varie possibili letture» dice Auster.

La sua prima esperienza nel mondo del cinema, risale al 1990, è stato La musica del caso (The Music of Chance), adattamento del suo romanzo. Nel 1995, raggiunge la notorietà in campo cinematografico con le collaborazioni con Wayne Wang: il risultato sono un capolavoro, Smoke (da Il racconto di Natale di Auggie Wren), e il suo sequel Blue in the Face. Nel primo diviene co-regista, scrive il suo secondo soggetto cinematografico e la sua prima sceneggiatura che gli varrà il prestigioso Independent Spirit Award per la Miglior sceneggiatura d'esordio del 1996. La pellicola venne presentata tra le altre rassegne, anche al Festival di Berlino, vincendo un Orso d'argento, gran premio della giuriaTre anni dopo, nel 1998, lavora per la prima volta da solo alla regia, scrivendo anche soggetto e sceneggiatura, di Lulu on the Bridge, che venne presentato fuori concorso al Festival di Cannes del 1998.  Tanti sono i film ed i cortometraggi per cui ha scritto il soggetto e per cui si è occupato della regia. 

libri letti di Auster (non ho inserito tutte le letture sul blog)



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