Trilogia di New York di Paul Auster

29.04.2020

La lettura di questo libro è stata molto strana e particolare. La scrittura di Paul Auster non è semplice nei concetti e nelle trame. Ho trovato uno scrittore che voglio certamente approfondire.
Una volta che si entra nella storia, nei tre racconti meglio, nasce una empatia con il protagonista di ognuno di essi, si entra a far parte del suo vissuto di ognuno di loro, quasi sentendone i pensieri.

Questa esperienza è certamente dovuta alla capacità di narrazione e di descrizione di Auster, difficile da trovare in altri scrittori.

La Trilogia raccoglie, appunto, tre storie di diversi personaggi che sembrano incrociarsi tra loro e che, sembra, si incrocino con lo scrittore stesso.

Le vicende si svolgono in una New York che fa da sfondo con i suoi parchi e le sue strade, ambienti in cui è facile perdersi e confondersi, senza essere notati. Siamo nell'ambito del giallo e della psicoanalisi ed i protagonisti de La Città di Vetro, Fantasmi e La Stanza Chiusa hanno davanti a loro tre diverse indagini, capitate per caso, presentate dal destino, e dal destino governate.

Sono veri e propri percorsi psicologici quelli che attraversano i protagonisti; le indagini coinvolgono pienamente il loro modo di vivere, i loro pensieri, li portano a compiere azioni dolorose che non avrebbero mai pensato di poter affrontare.

La stessa sensazione la prova il lettore, al quale non viene data la soddisfazione di trovare un senso alle storie. Infatti, nessuno dei tre racconti arriva a svelare i misteri presenti e così facilmente articolati (attenzione spoiler): nella prima storia Quinn si rinchiude in una stanza e lì sparisce come risucchiato nel nulla; nella seconda Blue uccide Black senza riuscire a comprendere perché gli è stato commissionato il lavoro di sorvegliarlo; nella terza storia Fanshawe, presenza incombente, è IL mistero. Scopriamo che è vivo e reale solo alla fine, non sapremo che fine fa e non ci viene rivelato cosa c'è scritto nelle pagine del taccuino rosso che fa ritrovare.

L'effetto è disorientante, le storie sono surreali, strampalate, fuori dai canoni comuni cui potremmo essere abituati. Ed alla fine, se vogliamo, l'effetto è dirompente, attrae, ci lascia legati alle storie in una sorta di confusione che non fa male. Anzi, si arriva all'ultima pagina con la voglia di averne di più, di tornare indietro a leggere da capo, cercando ancora qualcosa di non svelato alla prima lettura.

I riferimenti letterari sono continui e di gran prestigio: Cervantes, Hawthorne, Thoreau, Kafka per citare i più evidenti. Forse non è un opera semplice questa di Auster, ma si tratta senza dubbio di un gran romanzo, contorto, e proprio per questo, geniale.

Come ha detto qualcuno, le storie capitano solo a chi le ha raccontate. Analogamente, forse, le esperienze si presentano solo a chi è capace di viverle

https://www.instagram.com/raccontarerosi/