Avere Tutto di Marco Missiroli
Una raccomandazione ve la devo fare da subito: non lasciatevi ingannare dalle poche pagine del libro. Un inizio strano per una "recensione", lo so, ma è meglio essere chiari da subito. Le 159 pagine sono un bluff, un modo di Missiroli per fuorviare chi, come me, credeva di poter leggere Avere Tutto in un tempo breve. E vi svelo il perchè!
Avere Tutto pretende attenzione, pretende tutto davvero. Il racconto di Sandro (Sandrin) Pagliarani e del perchè da Milano torna a Rimini, deve essere seguito come se stessimo seguendo un racconto di un amico, che ci sta parlando guardandoci negli occhi. Ci sta parlando di una cosa importante davvero, e che si fa? non si può distogliere lo sguardo, bisogna sostenerlo, ascoltarlo, con attenzione.
Ecco. Quando leggerete Avere Tutto sappiate che deve avere tutta l'attenzione per se.
"Mi telefona mentre sono al supermercato. Lo saluto, lui si raschia la gola ma non parla. So che gira di notte con la Renault 5.
Gli chiedo se sta bene.
- Scusa il disturbo, - dice.
- Smettila."
Inizia così il racconto. A telefonare è Nando, suo padre, con il quale ha un dialogo breve. Sandro dice al padre che andrà a trovarlo a Rimini per il suo compleanno. Ed infatti dopo cinque giorni Sandro torna nella casa in cui è cresciuto, nella quale il padre vive da solo dopo la morte della moglie, Caterina. Sandro torna nella città da cui è partito, in cui è cresciuto, ha studiato, ha mosso i primi passi nella vita con gli amici; la città di cui conosce tutto: spiaggia, panorama, bar, luci, odori. Rimini, conosciuta ai più come meta delle vacanze, uno dei punti di riferimento della riviera adriatica, ma nella realtà è ben distante da quel che sembra. E' una città di provincia, una di quelle che conosci veramente se ci vivi tutto l'anno, un luogo in cui puoi ritrovare il senso di quello che sei, lontano dalla confusione di Milano. Due ambienti diversi, uno caotico e l'altro lento. Due mondi diversi, quello di Sandro e quello di Nando, ognuno con i propri fantasmi con cui fare i conti.
Il rapporto tra i due protagonisti è la chiave di lettura. Il rapporto tra padre e figlio appare difficile: dialoghi brevi, sguardi da interpretare, gesti che dicono tanto, oggetti che accendono i ricordi. Allora, nella lettura, bisogna fare attenzione ad ogni parola, al suono di ognuna di esse, solo così quel che Missiroli vuole mettere in chiaro, arriva!
Tolgo subito il dubbio: il loro è un rapporto di amore, di affetto, di rispetto. Ma Nando e Sandro hanno, della vita, due punti di vista opposti, quelli di due generazioni diverse: l'una che vede la stabilità lavorativa come base e l'altra come miraggio, l'una che cresce con l'idea del risparmio e l'altra che tenta (o aspetta) il colpo grosso, l'una che nel lavoro della terra vede una risorsa, l'altra che ci vede fatica.
"Gli confidavo tutto senza confidargli niente. Da bambino gli parlavo nella testa e subito speravo di notargli una reazione: il sopracciglio ad arco, il tamburellare delle dita, una moina complice come se mi avesse ascoltato per telepatia.
E la felicità nelle ore in cui lo seguivo e lui sceglieva mansioni dove potevo osservarlo: sturare un lavandino, potare il roseto, pulire l'abitacolo della macchina. Gli incantesimi delle sue mani."
Sandro trova il modo di raccontarci tutto, la sua è quasi una confessione o una presa d'atto del suo modo di essere; racconta e ragiona, ragiona e racconta. Il tempo di permanenza a Rimini deve proseguire e lui aggiunge tasselli che fanno capire quali sono i suoi fantasmi. Dapprima racconta frame del passato con frasi brevi, ma dopo scende di più nei particolari e racconta di come ha iniziato a giocare d'azzardo, a trovarsi ai tavoli da gioco dove la posta era alta, dove il banco era forte. L'adrenalina che provava, Sandro la fa sentire anche a chi legge, fa capire come fosse necessario per lui trovarsi seduto al tavolo verde. Nell'ambiente lo chiamano "Rimini", inizia perchè ha il dono, è facile per lui trovare garanti, perde qualche volta, vince le altre. E' per questo dono che Sandro perde Giulia la sua fidanzata, perde la fiducia dei suoi genitori e scatena l'attenzione dei suoi amici, quelli veri.
Nando osserva, controlla, cerca di capire se il figlio gioca ancora, è preoccupato. Ma più che di parole il rapporto tra loro è fatto di gesti, di ricordi, di sapori, di luoghi. L'orto, la cucina, i cibi, la balera, il ballo; la passione per il ballo di Nando e Caterina porta con se episodi "epici", simbolici, che hanno segnato parte della loro vita in comune. Nando rivela a Sandro un segreto che tale non può rimanere e allora i ruoli si ribaltano.
E' il mio primo libro di Marco Missiroli. Ebbene si, lo confesso! E non so se questo sia il suo libro più intimo, ma di certo tocca corde che vibrano così bene che ci si sente coinvolti, proprio come se a parlare fosse l'amico di cui dicevo prima, quello a cui si vuol davvero bene. Ed è così forte l'impatto che non mi sono sentita di giudicare le azioni di Sandro, né quelle di Nando. Ho solo voluto ascoltare.
Se mi chiedete perchè non ho mai letto un libro di Missiroli non ve lo so dire, ma adesso so perchè devo recuperare. Avrò l'imbarazzo della scelta tra i tanti: Senza coda (2005, Fanucci; 2017, Feltrinelli), Il buio addosso (2007, Guanda), Bianco (2009, Guanda), Il senso dell'elefante (2012, Guanda), Atti osceni in luogo privato (2015, Feltrinelli) e Fedeltà (2019, Einaudi). I suoi libri sono stati tutti premiati, cito solo, per pura comodità, Premio Campiello Opera Prima nel 2006 con Senza Coda, Selezione Campiello nel 2012 con Il senso dell'Elefante e Premio Strega Giovani nel 2019 con Fedeltà che è stato tradotto in trentadue paesi e di cui la serie tv è stata trasmessa su Netflix non molto tempo fa.
Vi è maestria nella costruzione della storia, nella ricerca delle parole, nell'incastro tra le vicende del passato e quelle del presente. Vi sono momenti di sfida tra padre e figlio, che li impegna, che li spinge a ricordare, che li costringe a parlare.
"Dove vorresti essere con un milione di euro in più e parecchi anni di meno?"
Una domanda semplice a cui, di contro, non è affatto semplice rispondere per nessuno dei due. Un gioco che apre ai ricordi di molti episodi della vita di entrambi, episodi che svelano i loro sogni e i loro desideri, fino alla fine. Un espediente, questo gioco, attraverso il quale padre e figlio, possono parlare di vita vissuta, così da avere un quadro chiaro, senza limiti. Nando e Sandro si ritrovano, definiscono i loro ruoli, in un momento in cui la vita li costringe a ribaltarli. Sandro non abbandona Nando, come lui non l'ha fatto in passato, nonostante tutto. In queste pagine, all'apparenza poche, i sentimenti, la passione, l'adrenalina, i ricordi, il gioco, dicono tutto.
Un modo per vedere tutto, per vedere le cose come stanno, un modo per Avere Tutto.