Il Dio Disarmato di Andrea Pomella

20.11.2022

"Il tempo è il prima e il dopo, la realtà ridotta all'ordine causale degli eventi; il divenire e' la trasformazione che avviene tra quel prima e quel dopo. Il tempo perciò incede, e' una valanga, una violenza che non si può arrestare; il divenire invece viene su come un respiro, e come un respiro può essere trattenuto. Ma non si può - come il respiro - trattenerlo troppo a lungo."

E' un bisogno questo e si vede. Un bisogno di ragionare su qualcosa che tutti (o quasi) conoscono, di cui molti ricordano le date, i nomi, i fatti, così come la cronaca li trasmette; cronaca che è diventata Storia. Un evento tragico che ha cambiato sicuramente il corso della storia del nostro paese, che ha cambiato le vite di molti, non solo dei famigliari delle vittime.

E' un bisogno questo e si vede affrontando la lettura de Il Dio Disarmato. Un bisogno di Andrea Pomella che diventa, nel mentre, anche un bisogno del lettore e cresce pagina dopo pagina.

Il compito che ha assunto questo scrittore non è ragionare sul rapimento di Aldo Moro o capire perchè le brigate rosse abbiano compiuto quell'azione; non è quello di cercare le ragioni del perchè sia stato scelto proprio Moro e neanche di approfondire quel che la cronaca ci consegna. La narrazione di Andrea Pomella si concentra su quello che il nudo e crudo fatto storico non restituirà mai, su quello che le centinaia di migliaia di articoli, i tanti libri, i molti film non hanno mai raccontato: l'uomo Aldo Moro. E non solo. Come in un caleidoscopio Pomella ci porta in via Fani nel tempo del rapimento e nel tempo attuale; ci fa guardare, uno per uno, i soggetti presenti, ce li fa conoscere, ci dice perchè sono lì, come sono arrivati fino a lì.
"Il compito del narratore è simile a quello di un astronauta in procinto di giungere sulla soglia di una stella morente per osservare ciò che non può essere osservato, e quindi svelare ciò che ci viene nascosto." scrive quasi a metà del libro Andrea Pomella. Ed è a quella soglia che sottende e da lì ci spinge ad osservare, a guardare ancora più in profondità. 
Nella grande produzione letteraria, filmica, documentale del rapimento di Aldo Moro vengono analizzati mille aspetti: i motivi dell'azione, il ruolo politico del Presidente della Democrazia Cristiana, si raccontano le azioni delle Brigate Rosse, la loro spietatezza, il significato dei messaggi politici, il simbolo, il complotto, le inchieste. Ogni cosa letta, vista, ascoltata è sempre stata vestita di politica, di opinioni più o meno valide, di analisi corrette o distorte. 

Pomella ci riporta invece a quel momento, lo spoglia di qualsiasi etichetta e ci mostra i vari frammenti che si toccano, si attraversano, si incrociano in quel luogo, teatro di tre minuti tragici, desolanti, dolorosi in cui avviene una sorta di trasfigurazione dell'uomo Moro e, con lui, di tutti i "protagonisti".   

"Oggi l'Italia sta per avere un nuovo governo che verrà presentato stamattina alla Camera dei Deputati. E' il trentaquattresimo della storia della Repubblica e il secondo della settima legislatura, quella delle elezioni del 1976 in cui il partito comunista aveva ottenuto il suo massimo storico con il 34,4% dei voti, mentre la DC aveva sfiorato il 39%." 

E' il 16 marzo 1978, un giorno importante per il paese, in cui arriva a compimento il frutto di un lavoro politico, fatto di trattative e di dialoghi tra le diverse forze politiche, compreso il pci di Berlinguer, di cui Aldo Moro è l'artefice. Certamente per il suo ruolo di Presidente della Democrazia Cristiana ma soprattutto grazie alla sua indole, al suo modo di fare politica. Moro non può essere raccontato senza guardare al suo modo di essere; bisogna conoscerne le manie, i turbamenti, pensare alla sua vita da professore o quella in famiglia con la moglie, con i figli, con il nipote. E con gli uomini della scorta, primo su tutti Oreste Leonardi, colui che seguiva da molti anni il Presidente, che aveva accesso alla sua casa ed era riconosciuto come uno di famiglia.

Un narratore che fa correttamente il proprio mestiere ci mostra quel che non può essere osservato attraverso la cronaca: apre la porta all'umanità. Quella di Pomella non è una rilettura, ma una consegna di elementi che ci portano ad avere una visuale più ampia e poter trarre da quel fatto storico le nostre impressioni, purificate da congetture di qualsiasi tipo.

Siamo in via Fani, in quel mattino, passa un ragazzo che studia matematica all'università, cammina per quella strada come tutti i giorni, supera un gruppetto di uomini con la divisa dell'Alitalia ed ha una sensazione strana; una guardia giurata torna a casa dopo il turno di notte, già pensa al suo sonno, alla sua vita al contrario in cui dorme quando gli altri vivono, scorge una fiat 128 ferma in una piazzola con quattro persone dentro, prosegue il suo cammino; una donna è scesa dall'autobus due fermate prima della sua per fumare una sigaretta prima di andare al lavoro, percorre Via Stresa, all'incrocio con Via Fani, incontra lo sguardo di più persone un momento prima del disastro.

E c'è lui il narratore, Andrea Pomella, che si reca nel nostro tempo in quel luogo più volte, e ci rende partecipi di come via Fani sia diversa da ciò che le immagini ci hanno trasferito. 

"La prima volta che sono stato in via Fani tutto mi è sembrato molto piccolo: la strada, una stretta fettuccia d'asfalto in discesa a doppio senso di marcia in cui i veicoli passavano a stento, resa ancora più stretta dalle macchine parcheggiate ai lati."

A via Fani bisogna andarci apposta. Non è un luogo di usuale passaggio se ci si trova nella zona Trionfale di Roma; anzi direi che sarebbe anonima se non fosse accaduto ciò che tutti sappiamo. Eppure nell'immaginario collettivo via Fani è conosciuta, come fosse una via in cui tutti sono stati. La prima volta in cui ci sono capitata era buio e chi era alla guida dell'auto in cui mi trovavo si era inesorabilmente perso per il quartiere, cercando un altro luogo. La percezione che ebbi quando mi resi conto di trovarmi in via Fani fu strana, come di timore reverenziale, come quando si attraversa un luogo in cui bisogna fare silenzio. La volta successiva sono tornata di proposito, alla luce del giorno, avendo la stessa sensazione. E leggendo Il Dio Disarmato sono tornata in quel luogo con la mente, rendendomi conto di come e quanto la realtà si trasforma a seconda della percezione delle cose, di quanto le immagini (viste in tv per lo più) trasformino anche i luoghi e non solo i fatti. 

Ed ecco quindi che la narrazione che Andrea Pomella fa in questo libro apre lo sguardo, offre tutti gli elementi per capire che si tratta di una storia vera accaduta a uomini e donne in carne ed ossa, non solo di immagini viste in tv. Il reale prende una forma concreta. 

Andrea Pomella - foto presa dal web
Andrea Pomella - foto presa dal web

Andrea Pomella, romano, classe 1973, ho avuto il piacere di conoscerlo a Napoli alla manifestazione Ricomincio dai Libri, durante la quale ha presentato proprio il libro di cui vi parlo. Prima de Il Dio Disarmato che è uscito in libreria a settembre 2022, Pomella per Einaudi ha pubblicato nel 2018 L'uomo che trema (Premio Napoli 2019 e Premio Wondy 2020) e, nel 2020 I colpevoli. Ha scritto anche nel 2008 Il soldato bianco (edito Aracne), nel 2012 10 modi per imparare a essere poveri ma felici (edito Laurana), nel 2013 La misura del danno (Fernandel) e nel 2018 Anni luce (Add). Scrive sulle riviste "Doppiozero" e "minima&moralia" e insegna scrittura autobiografica alla Scuola del Libro di Roma

Leggere Il Dio Disarmato è stato illuminante proprio per le ragioni a cui ho accennato prima. Perchè si scopre di avere il bisogno di questa chiave di lettura, di tornare a pensare che dietro al fatto di cronaca ci sono persone, di avere di Moro una immagine diversa rispetto a quella che la cronaca aveva lasciato, anche fisica. In questa pagine c'è davvero una narrazione staccata da preconcetti di ogni tipo, con l'unica volontà di mostrare anche le fragilità di tutti i protagonisti diretti ed indiretti, terroristi compresi. Non restituisce alla vita nessuno Pomella, e non credo fosse quello lo scopo, ma spinge il lettore a guardare attraverso più punti di osservazione, a prendere consapevolezza che quei tre minuti hanno cambiato, oltre che la storia del nostro paese, le vite di tante persone, non solo quelle dei famigliari delle vittime.

Immersa in queste pagine mi sono immaginata ferma in via Fani e ho posato lo sguardo di volta in volta sulle persone di cui Pomella parlava in quel momento, lui compreso. Non è stato affatto difficile, perchè la scrittura è semplice, un dialogo diretto scrittore/lettore che in poche letture sono riuscita a trovare.

La lettura ha il compito di trasmettere emozioni, nozioni, sentimenti; ha il compito di formare chi legge, oltre che informare. Un ruolo più nascosto della lettura è donare consapevolezza, insegnare a leggere tra le righe ed oltre le righe, a capire le sfaccettature di un evento, anche di uno cruento e crudele come i tre minuti del rapimento di Aldo Moro e dell'uccisione degli uomini della sua scorta in via Fani.  

Fatevi un favore: leggete questo libro. Ne avrete bisogno!

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