Notturno Indiano di Antonio Tabucchi

10.03.2023

"Il tassista aveva una barba a pizzo, una reticella sui capelli e un codino legato con un nastro bianco. Pensai che fosse un sikh, perché la mia guida li descriveva esattamente così. La mia guida si intitolava: India, a travel Survival Kit, l'avevo acquistata a Londra più per curiosità che per altro, perché forniva sull'India informazioni assai bizzarre e a prima vista superflue. Solo più tardi mi sarei accorto della sua utilità."

Una suggestione, direi anche molto forte, mi ha spinta a leggere Notturno Indiano di Antonio Tabucchi. Le suggestioni per i lettori nascono anche dalla lettura di altri libri e, non posso negare, che il suggerimento arriva diritto da Notturno Francese di Fabio Stassi dove il protagonista Vince Corso legge in treno proprio questo libro di Tabucchi.

Non è un caso che ciò sia avvenuto, Tabucchi è uno degli scrittori di riferimento di Stassi ed è normale che lo abbia inserito in un suo libro (anche in più di uno!). Gli intrecci tra le due storie sono molti (non solo nel richiamo del titolo) e ammetto che e' stato molto divertente scoprirli. Non sono qui a raccontarli, bisogna leggere entrambe le storie per trovarli, però posso dire che la genialità di entrambi gli scrittori risulta ancora più grande.

Anche in Notturno Indiano il racconto e' fatto dal protagonista, Roux; un viaggiatore che narra in prima persona il suo percorso attraverso l'India, paese che non conosce e che cerca di interpretare attraverso quel che vede e le persone che incontra. E' partito alla ricerca del suo amico Xavier di cui non ha notizie da oltre un anno. La prima tappa del suo viaggio e' in un hotel di Bombay, malfamato, insano, in cui la prostituzione e' l'attrattiva principale. Quello e' l'ultimo luogo dove sa che Xavier ha alloggiato e lì chiede di incontrare Vimala Sar che lo conosceva e che era innamorata del suo amico. Ottiene da lei indizi, non molti, per proseguire la sua ricerca.

E' inutile nascondere come le tappe del viaggio del nostro protagonista ci mostrino dell'India luoghi impensabili ma probabilmente reali, ma anche personaggi strani, disperati, nottambuli. E' un'India, questa di Tabucchi, conosciuta solo attraverso le camere d'albergo, gli ospedali, i ristoranti, le cuccette dei treni o i sedili degli autobus che si fermano 80 minuti per aspettare una coincidenza. Gli incontri che il nostro Roux fa sono i più disparati: profeti sui pullman, gesuiti portoghesi e gnostici di una società teosofica. Tutti sembrano appartenere ad un mondo onirico, non sembrano reali.

Più volte il narratore dice di seguire in questo viaggio una piccola guida "incongrua" e infatti sembra vagare senza meta, sembra aver perso la rotta in cerca di qualcosa o di qualcuno che non esiste. Cambia luogo ogni notte, sembra avere in mano poche certezze rispetto a dove trovare il suo amico Xavier. Roux si rivela un investigatore senza bussola e senza piani, intento a dare retta a stimoli disordinati e andando avanti nel viaggio la determinazione nel ritrovare l'amico scomparso sembra sfumare, quasi a diventare un alibi per il suo moto inquieto .

Di certo e' una di quelle storie che lasciano enormi spazi all'immaginazione; non e' un libro che davvero viene chiuso girando l'ultima pagina. La sensazione che lascia è quella di non averlo letto veramente se si intende la lettura, come io faccio, come la consapevolezza di interpretare un testo lucidamente, orientandosi tra le parole e leggendo anche tra le righe, magari prendendo appunti e segnando frasi.

Sembra quasi che stiamo facendo un viaggio accompagnati da una guida confusa che seguiamo ciecamente, seppur consapevoli che non abbia chiaro il percorso.

Se vogliamo però andare nel profondo, e mi pare questo un luogo adatto visto che cerco di ragionare sulle letture fatte, questo libro sottende una riflessione sulla vita, sul viaggio che ognuno di noi affronta. Nessuno di noi ha una guida a portata di mano, nessun a travel survival kit, o un itinerario preciso da seguire; eppure ci lasciamo guidare dagli eventi, dalle sensazioni, dalle convinzioni o anche dai consigli, dai suggerimenti di qualche amico o famigliare.

Ecco che arriva la convinzione che Tabucchi abbia voluto portare i lettori su questo piano, ad una riflessione più ampia sul viaggio che è la vita e non ascritta al viaggio di Roux in India. Peraltro il nostro narratore non si descrive, e quindi chiunque di noi può essere Roux. Dovrò fare presto una rilettura di questo romanzo o lungo racconto, per centrarlo ancora di più. 

Mettiamo anche che non sono una esperta di Antonio Tabucchi. Ho letto davvero poco della sua vasta produzione, Notturno Indiano appunto e Sostiene Pereira che ho amato moltissimo. Mi sto documentando sui suoi scritti, sto ascoltando interessanti podcast che lo riguardano.

E' uno scrittore che ha raccontato molto ed è arrivato il momento di approfondire. 

Antonio Tabucchi - foto presa dal web
Antonio Tabucchi - foto presa dal web

Ho trovato sul web questa pagina de La Feltrinelli molto interessante e prendo in prestito questo stralcio che descrive la vita di Tabucchi: «Sono nato a Pisa [il 24 settembre 1943, ndr.]. Il giorno dopo la mia nascita, mio padre ci ha portati in bicicletta, mia madre e me, nella casa del nonno a causa dei bombardamenti. Ho passato la mia infanzia lì. L'università a Pisa, lettere e filosofia. Accarezzavo l'idea molto vaga, e abbastanza romantica, di diventare astronomo. Avevo passato molte notti d'estate a guardare il cielo con mio nonno. Poi mi sono accorto che, invece di guardare il cielo in verticale, tendevo a guardare ad altezza d'uomo, verso l'orizzonte»Il primo passo verso il mondo è a Parigi, dove trascorre un anno e dove "incontra" l'opera di Fernando Pessoa: alla Gare de Lyon, in attesa del treno con cui sarebbe tornato a casa, compra il lungo poema di Pessoa Tabacaria, una lettura che gli cambierà la vita. Leggenda (o realtà) vuole che nel 1964, in viaggio per Madrid su una Cinquecento, per approfondire lo studio del Don Chisciotte, decida di proseguire fino in Portogallo. Si innamorerà di quella terra, imparerà il portoghese, scriverà in questa lingua uno dei suoi libri più belli, Requiem, vi incontrerà sua moglie, Maria José de Lancastre, traduttrice e curatrice letteraria con la quale avrà due figli e che firmerà con il marito alcune traduzioni. Il Portogallo, dunque, è al centro della sua esistenza e vi trascorre gran parte del suo tempo, mentre l'altra terra del cuore resta la Toscana e Firenze, dove vive per alcuni anni nel centro storico. Professionalmente si divide tra insegnamenti universitari (Bologna, Pisa, Genova, Siena, New York, Parigi) e scrittura. Negli anni Ottanta dirige l'Istituto italiano di cultura a Lisbona, dove muore il 25 marzo 2012.

Credo proprio che proseguirò la lettura di questo scrittore passando per Piccoli Equivoci senza importanza, una raccolta di racconti pubblicata nel 1985 e Requiem, romanzo scritto in portoghese nel 1991 e successivamente tradotto in italiano.

Se avete suggerimenti scrivetemi pure!

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