Una Barca nel Bosco di Paola Mastrocola

17.09.2019

Devo ammettere che questo libro inizialmente non mi ha colpita; per essere precisa non mi ritrovavo con quanto leggevo, salvo una similitudine tra me e Gaspare Torrente, il protagonista principale del libro.

Gaspare con la sua mamma si trasferisce a Torino dalla sua isola al meridione, allo scopo di frequentare le scuole superiori. Anche io, all'inizio delle scuole superiori, mi sono ritrovata a Roma trasferita lì da Brancaleone, un paese della Calabria Jonica, con tutta la famiglia.

Certamente i tempi miei e quelli di Gaspare non sono esattamente gli stessi. La Mastrocola ha ambientato la vicenda negli anni 2000 mentre il mio trasferimento dal sud a Roma è avvenuto a metà anni '80. Due generazioni nettamente diverse la mia e quella del nostro protagonista. Lo scatto generazionale fa focalizzare le attenzioni su cose molto diverse e certamente i "modelli" da seguire e le cose da fare sono opposte.

Dalle prime pagine mi sono messa a confronto, gioco forza, con il protagonista ed ho sofferto moltissimo, sono arrivata quasi ad arrabbiarmi quando leggevo le decisioni che il ragazzo prendeva rispetto alla vita scolastica ed al rapporto con gli altri.

L'esperienza di vivere e crescere in un ambiente diverso da quello in cui si è nati porta la mente a fare dei paragoni importanti tra il posto da cui provieni e quello in cui ti trovi. Paragoni che nelle pagine del libro ho trovato molto spesso. Gaspare parla della sua terra di origine, di come trascorreva le giornate, dei suoi amici, del padre, con lo stesso trasporto con il quale anche io stessa mi sono trovata a parlarne. Magari ancora oggi.

Facendo un breve riassunto di questo romanzo, si può dire che la Mastrocola fa vivere a Gaspare Torrente una esperienza di maturazione molto particolare dovuta certamente alla voglia di ambientarsi nella sua nuova città, vivere alla pari con i suoi coetanei e compagni di scuola, alla ricerca degli amici che potrebbero essere quelli della vita e dello scopo della propria vita. Accompagniamo il protagonista nelle diverse fasi: gli anni della scuola superiore, poi quelli dell'università, passando poi alla più adulta ritrovandolo impegnato in una attività tutta sua. Affrontiamo con lui tutte le vicissitudini sia da adolescente che da adulto, in un turbinio di eventi che possono apparire anche futili, ma che il realtà non lo sono per Gaspare.  

Conosciamo seppur marginalmente il papà, che rimane sull'isola a lavorare con la sua barca, con la quale pesca e accompagna i turisti intorno all'isola. Quando nel libro si parla del padre o dell'isola, a mio parere, troviamo le fasi più tenere e sentimentali del romanzo. Gaspare sembra rimanere sospeso tra quello che il mare e la sua terra gli hanno regalato e la vita da adolescente e studente che invece deve vivere.

Conosciamo la madre che "si sacrifica" per far studiare il figlio ed accompagnarlo verso un futuro che non sembra il ragazzo abbia scelto coscientemente, ma che appare come il desiderio di compiutezza dei genitori. Per farlo si trasferisce a Torino con lui, dividendo la famiglia a metà. A Torino c'è la Zia Elsa, che li accoglie in casa.
La zia è il personaggio che ho più amato in questo romanzo. Sembra un personaggio marginale nel racconto ed invece non lo è. Incoraggia Gaspare, lo aiuta anche accontentandolo in richieste sciocche, riesce a stargli accanto quasi invisibile.

Piccole cose cambiano la vita di tutti, modificano i piani e sviluppano una storia che potrebbe avere dell'incredibile, in fondo.

Gaspare affronta la sua vita in modo tutto suo, diverso dagli altri, ritrovandosi a fare delle cose che lo porteranno a vivere le esperienze in modo molto particolare e diverso da ciò che avremmo potuto immaginare già nelle prime pagine.
Lui stesso è  "La barca nel bosco".

Insomma, andando avanti nella lettura, ho trovato paragrafi e capitoli anche divertenti che mi hanno fatto far pace con Gaspare e mi sono sentita in sintonia con il suo stato d'animo.
Consiglio la lettura di questo libro perché, seppur nella difficoltà iniziale, ho poi trovato una forte analisi del senso della crescita personale che non per forza deve essere consono alla nostra, ma che può servire come termine di paragone.

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