L'Ultimo Ballo di Charlot di Fabio Stassi

04.03.2021
Ma che bella esperienza!

La lettura di un libro deve divertire, deve attrarre l'attenzione e deve portarti a vivere belle emozioni. Tutto ciò è accaduto con questo libro. 

"L'avventura che avete letto è totalmente immaginaria, anche se dentro ci sono molte vicende vere" così scrive Fabio Stassi alla fine del suo libro. Ha letto l'autobiografia di Chaplin ed ha pensato di utilizzare la storia della vita di questo grande attore, il vagabondo più amato di tutti i tempi, per raccontare la storia della nascita del cinema in Carlifornia. Tutto ciò, a mio modesto parere, ha molto di poetico, contiene tanto amore per il cinema, per le storie e per la letteratura.  

Questo libro, edito Sellerio, è del 2012. Antecedente ai libri di Stassi che ho letto finora del filone Vince Corso. Non ricordo esattamente quando l'ho acquistato, ma penso di averlo fatto dopo aver visto (online) una intervista/chiacchierata di Neri Marcorè con Stassi in occasione dell'uscita di "Io Uccido" a luglio 2020. In quella diretta Marcorè parlò dei libri precedenti di Stassi in maniera molto entusiastica e mi incuriosì, non poco 

Scopro adesso che questo libro fa parte di una Trilogia delle Americhe che include "E' Finito il Nostro Carnevale" e "La Rivincita di Capablanca".

La mia passione per Stassi nasce grazie alla lettura di "Ogni Coincidenza ha un'anima" (<- link) ed è proseguita attraverso le avventure di Vince Corso in "La Lettrice Scomparsa" e "Uccido chi Voglio". 

La sua scrittura è morbida, ha un modo ricercato nelle parole e nel suono delle stesse, che inevitabilmente trascina il lettore. Costringe quasi a guardare da vicino il protagonista, ad empatizzare con lui, a conoscerne l'animo in profondità. Si impara, pagina dopo pagina, a guardare la vita con il suo sguardo, provando le sue emozioni, sorridendo insieme a lui, rattristandosi anche. Con "L'Ultimo Ballo di Charlot" tutto questo è amplificato.

Stassi è riuscito a farmi vedere le movenze di Charlie Chaplin, senza guardare le immagini in tv, ma quasi come le stessi vivendo. Charlot un tipo sottosopra, con le scarpe troppo grandi, i pantaloni troppo corti, la giacca stretta. Era mancino, in lui e nel suo personaggio tutto era storto, il violino suonava al contrario (era accordato per un mancino). L'ho visto fare l'imbalsamatore, l'ho visto lavorare in una tipografia, l'ho visto stampare parola per parola L'Isola Misteriosa di Verne, e poi allenare un pugile. Ho addirittura viaggiato con lui per settimane attraverso tutta l'America, alla ricerca della prova che il cinema fosse stato inventato da un tuttofare di un circo, Arléquin.

Alcune vicende sono accadute veramente a Charlie Chaplin, molte altre no. Stassi ce le fa raccontare attraverso una lunga lettera che il "Vagabondo" scrive al figlio Christopher. Una lunga lettera nella quale il fulcro principale, il centro di tutto, è il Circo, con la sua magia, con le sue luci, con i suoi personaggi che sanno stupire e far ridere, seppur fuori dal tendone, possono apparire distorti e strani. Nani, donne cannone, persone senza un mestiere tangibile, sotto il tendone diventano magici e senza paura del destino. Questa lunga lettera diventa una favola, dal doppio sapore, dolce e amaro. Una dualità che anche nei film di Charlot si ritrova. Li ricordo bene per averli visti spesso, film muti e in bianco e nero, incentrati sulle azioni e sugli sguardi, sulle movenze. Meravigliosi, divertenti e un pò tristi.

Questa lunga lettera è intervallata da dialoghi con la Morte che, alla vigilia di Natale, dovrebbe portare via l'ottantenne Chaplin per sempre. Grazie ad un patto, la Morte concede un anno alla volta al "Vagabondo" solo perchè riesce a farla ridere. Di cuore anche. Una impresa che potrebbe essere impossibile, ma che a Charlot riesce non grazie ai suoi "siparietti" preparati, ma ad incidenti fortuiti che fanno ridere non solo l'arcigna vecchietta, ma anche chi legge. Ecco la dualità che torna. Nel momento più triste e sconfortante del romanzo, si chiude la lettura del dialogo sorridendo. Mi ha fatto un pò impressione ridere insieme a signora Morte, ma così è stato.

Potrei dire di essere stupita da questo libro, ma non sarebbe vero perchè ormai sono una "veterana" della scrittura di Stassi. Invito a leggere i suoi libri perchè l'effetto è così tanto avvolgente ed estraniante da esserne felici. Le coincidenze hanno un'anima, adesso lo so.

Ho avuto l'onore di conoscere Fabio Stassi un paio di anni fa, in occasione di un libro che uscì edito dalla Minimum Fax "Con in Bocca il Sapore del Mondo" (<- link) in cui rese omaggio alla poesia attraverso alcuni poeti del Novecento Italiano. Organizzammo un incontro a Giulianova, nella Biblioteca della Città, ed è stata una delle esperienze più formative che io abbia mai vissuto. E' una persona molto umile, divertente, intelligente ed innamorato profondamente della conoscenza, della condivisione e della letteratura.

Qui di seguito il link il cui racconto di quell'incontro. 

https://www.instagram.com/raccontarerosi/