Durante una battuta di pesca intorno all'isola di Pianosa "piccola isola che deve il suo nome alla sua pochissima elevazione sul livello del mare" scrisse Dumas, lo stesso scorge un isolotto brullo, piccolo a forma di "cono": l'Isola di Montecristo. Non l'aveva mai sentita nominare.
Seppe che era disabitata e vi erano solo capre che si arrampicavano sui pendii. Un po' di mistero spinse i due viaggiatori a voler vedere più da vicino quell'isola. Non poterono però sbarcarvi perchè sottoposta a contumacia (proprio perchè deserta) e il rientro all'Elba avrebbe richiesto una pausa in quarantena che i due non volevano fare. Così rinunciarono a sbarcare sull'isola di Montecristo, ma decisero di fare un giro intorno ad essa. Dumas era molto interessato alla posizione ed alla struttura. Quando il Principe chiese a Dumas il perchè di quell'interesse, lui annunciò solennemente che avrebbe ambientato proprio lì, su quell'isola bella e selvaggia, il suo prossimo romanzo. E così fece..
Il Conte di Montecristo fu completato due anni dopo il viaggio all'Elba e pubblicato a puntate su un giornale parigino Les Journal des Débats a partire al 28 agosto 1844.
Romanzo dalla forte valenza emotiva, oltre che un importante affresco della storia francese ed europea del XIX secolo, negli ultimi 170 e più anni, non ha mai smesso di appassionare e avvincere i lettori. La storia è ambientata tra l'Italia, la Francia e alcune isole del Mar Mediterraneo, negli anni che vanno dal 1815 al 1838 ed è in parte ispirata (così come lo stesso Dumas scrive in una appendice al romanzo del 1846) a fatti reali accaduti al padre di Dumas, il generale bonapartista Thomas Alexandre Davy de la Pailleterie, imprigionato nel Castello Aragonese di Taranto dal 1799 al 1801 e a tale Pierre Picaud, un calzolaio di Nimes, che divenne suo malgrado, un criminale. Sì, perchè la storia di vendetta così articolata che Dumas ci racconta nel suo romanzo, che ha l'aria di essere davvero troppo machiavellica, invece ricalca in gran parte quel che visse e fece Picaud.